CASTEL GOFFREDO – “Meglio di niente”, verrebbe quasi da pensare. Nell’ambito della crisi che ormai da almeno 10-15 anni imperversa sul settore della calza e del tessile, ieri è stato stretto l’accordo tra sindacati e Fulgar, il colosso dei filati con sede a Castel Goffredo. Se inizialmente infatti l’azienda aveva annunciato – ancora diverse settimane fa – di essere pronta a procedere con 60 licenziamenti (personale in esubero), a fronte dell’accordo di ieri invece i tagli si riducono di 12 unità: dai 60 iniziali, a 48. Ma il momento che sta attraversando Fulgar è una sorta di colpo al cuore per il settore della calza: mai prima d’ora la società di strada Casaloldo vi aveva fatto ricorso e nel settore si sta guardando con attenzione a ciò che accadrà nei prossimi mesi – una sorta di cartina tornasole anche per le altre aziende.
L’accordo è stato stretto tra i vertici Fulgar e i sindacati Filctem Cgil e Femca Cisl, ovvero le sigle che si occupano del settore tessile. Una vertenza durata diverse settimane che ha portato, oltre che alla riduzione del numero degli esuberi, anche altri due risultati. Anzitutto, come spiegano le due sigle sindacali, una gestione che privilegia la volontarietà nei licenziamenti, attraverso la “non opposizione” con incentivi differenziati basati su anzianità e vicinanza al pensionamento. In secondo luogo, il prolungamento delle finestre di adesione alle uscite volontarie.
A fronte di tale risultato, si registra la soddisfazione di Deborah Comoglio, segretaria Femca Cisl Asse del Po; un po’ più cauta, invece, Carla Chiusi, segretaria di Filctem Cgil. «Avevamo richiesto che le decisioni più delicate fossero condivise direttamente con i lavoratori e oggi con orgoglio posso dire che l’accordo è stato votato nelle assemblee – dichiara Comoglio -. È un risultato che dà forza democratica all’intesa: la riduzione degli esuberi, gli incentivi e le tutele non sono frutto solo del negoziato, ma della partecipazione concreta dei lavoratori. Rimane forte la preoccupazione per la crisi del settore, ma questo passo dimostra che con responsabilità e dialogo si possono trovare soluzioni il più possibile condivise ed equilibrate».
Come detto, Chiusi usa qualche cautela in più: «È un accordo sicuramente difensivo rispetto ad una situazione che rischiava di essere ancora più impattante per i lavoratori e le lavoratrici di Fulgar. Siamo riusciti a trovare una quadra sul principio della volontarietà con incentivi economici per chi si collega alla pensione o per chi si vuole ricollocare in altre realtà e di certo è più tutelante rispetto agli esuberi inizialmente paventati. Ora la situazione sarà da monitorare fino a fine marzo, nella speranza di avere nel frattempo anche ulteriori ammortizzatori sociali per gestire questa fase. Importante anche avere ridotto il numero degli esuberi dichiarati, ma è necessaria chiarezza nella gestione da qui in avanti da parte dell’azienda».
In tutta questa situazione, insomma, la riduzione degli esuberi e gli altri accordi sono decisamente importanti. Ma in generale il momento di difficoltà che sta attraversando Fulgar – con cassa integrazione ordinaria e straordinaria aperta già da un anno e mezzo – segna una sorta di spartiacque. L’azienda castellana conta infatti 370 dipendenti ed è una delle maggiori società di produzione dei filati a livello mondiale: mai prima d’ora aveva avuto la necessità di ricorrere agli esuberi. Ora, invece, sì: “Se si registra qualche scricchiolio anche in Fulgar, è bene stare tutti ancora maggiormente in allerta”, potrebbe pensare più di qualcuno nel mondo del tessile mantovano e non.








































