QUISTELLO – Un ponte, quello di San Benedetto Po, che sta ormai cambiando e ridefinendo stili di vita delle persone e del territorio in cui vivono. Un’infrastruttura per cui ormai sempre più si fatica a vedere un lieto fine con la sola certezza che ciò che sembra, per ora, non destinata a cambiare è la difficoltà con cui le persone, ormai da anni, si trovano a dover fare i conti.
«L’Oltrepo Mantovano non può attendere oltre una risposta in merito al ponte di San Benedetto Po – esordisce il sindaco di Quistello Luca Malavasi -. I cittadini non possono essere ostaggio di un’infrastruttura di cui non si conosce il destino e la cui chiusura completa al traffico può avvenire in concomitanza di una normale piena del fiume Po. L’incertezza circa la fruibilità del Ponte ha cambiato abitudini, scuole superiori di destinazione, località di residenza, la possibilità di vedere insediamenti commerciali e produttivi, non solo a San Benedetto, ma in un territorio molto più vasto».
Una situazione, che causa ponte danneggiato, si protrae ormai da anni come ricorda Malavasi riportando alla mente un reportage del Corriere della Sera, datato 2013, che raccontava l’odissea degli studenti costretti a recarsi a Mantova in autostrada: «oggi, dopo 7 anni, siamo nella stessa situazione di incertezza, con la differenza che le risorse sono state stanziate, 33milioni di denaro pubblico, ma non si riesce a fare proseguire i lavori, con un rimpallo di responsabilità – apprendiamo dai giornali – tra la stazione appaltante, Provincia di Mantova, e la ditta assegnataria dei lavori, Toto costruzioni».
Tentennamenti, attese e rimpallo di responsabilità a cui Malavasi chiede di mettere la parola “fine”, nonchè «chiarezza ed una soluzione per costruire il ponte. Le comunità, rappresentate dai sindaci, l’hanno detto a gran voce, in tutte le sedi possibili. Ed invece, la Provincia evita gli incontri, dà una mezza versione sulla stampa, dall’azienda ne arriva un’altra. Gli amministratori locali non sono informati. Questo atteggiamento è irrispettoso, non nei riguardi dei sindaci, ma di tutti noi cittadini, che con il nostro lavoro abbiamo contribuito a mettere da parte quei 30milioni di euro che oggi il sistema pubblico non riesce ad investire». Una situazione già di per sè grave ed ora aggravata dal fatto che «nessuno avrà la responsabilità di quanto sta accadendo, perché tutti possono nascondersi dietro al rispetto delle regole; intanto, mentre la politica che conta si volta dall’altra parte, un territorio muore. I suoi abitanti se ne vanno. Stiamo ricostruendo – conclude Malavasi – case e palazzi dal sisma, spendendo altri milioni di soldi pubblici, costruendo strutture che resteranno per sempre vuote».