Mascherine non conformi, maxi sequestro anche a Mantova

MANTOVA – Ancora un maxi sequestro di mascherine fuori legge. Arriva infatti fino al Mantovano l’operazione della Guardia di Finanza di Rovigo che ha sequestrato 34.000 dispositivi di protezione personale in un’attività che ha interessato oltre alla provincia virgiliana e polesana anche quelle di Udine, Venezia, Padova, Verona, Perugia, Treviso Bergamo e Belluno. Due commercianti sono stati denunciati. Il sequestro, disposto dalla magistratura polesana, nasce da un controllo nell’attività di un commerciante a Rovigo al quale è stata contestata una violazione amministrativa al codice del consumo, in quanto le mascherine erano prive delle informazioni di legge.

Successivi accertamenti, eseguiti sulla documentazione che doveva comprovare la regolarità tecnica del prodotto, hanno portato i finanzieri a scoprire che la documentazione era stata falsificata e che le società indicate mai avevano rilasciato l’idoneità. Le indagini si sono ulteriormente sviluppate con il sequestro di 11.800 mascherine chirurgiche a un grossita rodigino che aveva acquistato un lotto da 100.000 unità da una società asiatica.
Le fiamme gialle hanno poi puntato l’attenzione su 22 aziende prevalentemente nel Nord-Est dove si è proceduto al sequestro di ulteriori partite di dispositivi, complessivamente oltre 34.000. L’operazione portata a termine dalle Fiamme Gialle non rappresenta una novità per il territorio virgiliano soprattutto durante il periodo di lockdown. Giusto un paio di mesi fa erano state sequestrate 3400 mascherine provviste di una falsa certificazione di conformità rilasciata da un ente con sede nel Mantovano. Nella fattispecie i sequestri erano stati effettuati dai Carabinieri del Nas di Pescara che, nel corso di una consueta ispezione presso una azienda del teatino, si erano imbattuti nella vendita di mascherine facciali classificate come dispositivi di protezione individuale ma che, all’attento esame dei militari, hanno destato dubbi sull’effettiva qualità della merce. I successivi accertamenti hanno dato ragione all’intuito dei Nas che hanno verificato la non conformità delle mascherine ai requisiti essenziali di sicurezza previsti dall’attuale normativa.