MANTOVA – Gli scissionisti della Lega – nè bossiani, nè salviniani – si sono dati appuntamento ieri a Biassono, in Brianza, per l’assemblea autoconvocata “Per il Nord! Riparte la battaglia”, al fine capire in che modo procedere. Due le strade: provare a dare battaglia all’interno della Lega oppure creare un nuovo soggetto politico in grado di guardare e tutelare le esigenze del Nord produttivo, forte di una spinta autonomista mai sopita. Cento i partecipanti e numerosi gli interventi, tra i quali quello del mantovano Gianni Fava, già parlamentare e assessore regionale del Carroccio, e oggi voce critica del movimento. «Iniziamo un percorso che inevitabilmente ci deve portare a prendere delle decisioni importanti e non più rimandabili – ha detto -. Qui c’è gente, ma possiamo tranquillamente parlare di popolo, che alle recenti elezioni, contrariamente a quanto sostengono i vari sondaggisti, ha scelto di non votare. E sbaglia chi pensa che i voti dei leghisti della prima ora siano andati alla Meloni». Fava ritiene quindi che non siano confluiti in Fratelli d’Italia, ma nell’ampio cesto dell’astensionismo. «Questo perché mancava un contenitore che parlasse della questione settentrionale, mentre abbiamo assistito ad una sorta di “Lega del Sud” incarnata dai 5 Stelle e dalle loro proposte votate all’assistenzialismo». La chiosa finale è praticamente il manifesto della giornata: «Per noi il problema resta lo Stato, che andrebbe smontato. Ma vi rendete conto che dopo la Francia siamo il Paese con più dipendenti pubblici, dove la popolazione inattiva ha superato quella attiva? Così non si può andare avanti».
Matteo Vincenzi