MANTOVA Le sardine sono pesci antipolitici? Difficile affermazione da sostenere. Piuttosto in testa al branco sardine guida che del potere hanno un preciso concetto e si trascinano per le acque mosse della politica italiana tante persone. Soprattutto giovani, che, disorientati da governi sempre più in difficoltà, vorrebbero si trovassero vie possibili perché l’Italia torni allo sviluppo e al ripristino di una società più giusta. Se qualcuno ribatte, loro rispondono: “Contro di noi è partita la macchina del fango”. Se qualcuno indaga sull’origine, loro replicano: “Si stanno scatenando i sovranisti”. Il movimento delle Sardine è anti – Salvini. Quindi la spontaneità dell’adesione non si concretizza su problemi e soluzioni che tolgano la società dalle difficoltà in cui si è cacciata, ma tenta di demonizzare alcuni partiti indicandoli come l’origine di tuti i mali. Il Movimento è appena nato, sicuramente avrà una sua vita, non si sa se breve o lunga. Neppure è dato sapere se potrà essere strumentalizzato, dato che, al di là degli slogan contro Salvini, è da interpretarsi, almeno inizialmente, quale conseguenza naturale della delusione di milioni di giovani italiani e non solo, verso un sistema politico inconcludente e per di più litigioso, che dimostra incompetenza nell’agire. Certo, la sinistra tradizionale, con diversi suoi vecchi aderenti già all’interno del Movimento e l’inno di base “Bella ciao”, cercherà di strumentalizzare questo fenomeno. E’ facile schierarsi contro, di solito creato un nemico c’è chi si presenta per combatterlo, ma per essere credibili bisognerà avere un programma con poche parole e tanta concretezza, e la sua credibilità dipenderà da chi sarà deputato a realizzarlo. Le idee che si leggono sono buone, ma non difettano di utopia, incompatibile con un sistema strutturato come il nostro. Dietro ai movimenti, sempre, si muove la politica e il potere, all’opposizione con idee chiare, sono slogan, passati al governo sono balbettii e i risultati? Gli italiani dai girotondi ai movimenti stellati ed ittici una certa esperienza se la dovrebbero fare. Dei girotondi pochi si ricordano, delle Sardine stanno aspettando che prendano il largo, del pentastellato stanno vedendo l’inizio di una certa implosione. Grillo, il fondatore, ha calcato i palcoscenici di tante piazze criticando il sistema politico italiano, agitando slogan contro la casta, gridando onestà, chiamando alla rivolta con il voto, chiedendo il potere per cambiare il Paese. La macchina comunicativa plasmata da Casaleggio, il cofondatore, ha fatto il resto, conquistando la maggioranza relativa alle elezioni politiche della primavera del 2018. Governo giallo – verde prima, governo giallo – rosso poi, una vera abbuffata di potere, i risultati? Alle elezioni successive una calata di consensi che ha generato all’interno reazioni incontrollabili. Dimostrazione di quanto siano fragili le formazioni spontanee che partono dal “basso” e quanto sia difficile governare un Paese dai gruppi di potere consolidati, dalle situazioni incrostate, affrontati con esperienze improvvisate. Il Movimento 5 stelle ha affidato alla piattaforma la democrazia diretta per dimostrare che le decisioni sono prese dal basso, ci si divide. La base grillina ribolle: “Non abbiamo un leader”, su blog e social militanti infuriati. Il voto sulla piattaforma Rousseau, che boccia il patto (proposto dal capo politico Luigi Di Maio) di desistenza elettorale nelle due regioni: Emilia Romagna e Calabria, non ferma insulti e critiche ai vertici dei Cinque stelle. I più bersagliati sono, oltre al capo politico, il ministro dello sport Vincenzo Spadafora e il viceministro dell’Economia Laura Castelli. Le pagine ufficiali dei componenti dell’esecutivo, ma anche il blog dei Cinque stelle, sono invase dall’indignazione dei militanti. Evidentemente Luigi DI Maio ha fatto un passo indietro rispetto alle elezioni dell’Umbria quando si accordò con il Pd: “grande prova di forza degli iscritti”. Ed ha lanciato una stoccata ai tanti, compreso Grillo, che in questi giorni vorrebbero salvare il salvabile stringendo un patto con il Pd in Emilia – Romagna e Calabria: “ No a manovre di palazzo, no a tatticismi, evidentemente andiamo da soli in quelle regioni “. Ecco i grandi limiti di ogni tentativo che parta dal basso affidandosi alla semplice spontaneità. Attenzione, quindi, alle novità, si tenga conto del già visto, e le Sardine che chiedono aria nuova rischiano di trovarsi inscatolate. Dalla loro parte l’inconcludenza politica che ha finito per esasperare tanti italiani ottenebrandone il ragionamento fino a credere alle rivoluzioni che partono dal basso e nella loro capacità di rivoluzionare il sistema.
GASTONE SAVIO