MANTOVA Pubblicate ieri sulla Gazzetta Ufficiale le norme che regoleranno l’abolizione del vincolo sportivo. Il provvedimento, contenuto nei pacchetti della riforma dello sport voluta dall’ex ministro Spadafora, ha generato violente polemiche da parte delle società sportive, che denunciano – non a torto – i pericoli delle norme così strutturate. Di seguito diamo conto delle norme così come sono scritte:
«Le limitazioni alla libertà contrattuale dell’atleta, individuate come vincolo sportivo, sono eliminate entro il 1° luglio 2022. Le Federazioni Sportive Nazionali possono dettare una disciplina transitoria che preveda la diminuzione progressiva della durata massima dello stesso. Decorso il termine di cui al primo periodo del presente comma, il vincolo sportivo si intende abolito. Le Federazioni Sportive Nazionali prevedono con proprio regolamento che, in caso di primo contratto di lavoro sportivo: a) le società sportive professionistiche riconoscono un premio di formazione tecnica proporzionalmente suddiviso, secondo modalità e parametri che tengono conto della durata e del contenuto formativo del rapporto, tra le società sportive dilettantistiche presso le quali l’atleta ha svolto attività dilettantistica, amatoriale o giovanile ed in cui ha svolto il proprio percorso di formazione, ovvero tra le società sportive professionistiche presso le quali l’atleta ha svolto attività giovanile ed in cui ha svolto il proprio percorso di formazione; b) le società sportive dilettantistiche riconoscono un premio di formazione tecnica proporzionalmente suddiviso, secondo modalità e parametri che tengono adeguatamente conto della durata e del contenuto formativo del rapporto, tra le società sportive dilettantistiche presso le quali l’atleta ha svolto attività amatoriale o giovanile ed in cui ha svolto il proprio percorso di formazione. La misura del premio di cui al presente articolo è individuata dalle singole federazioni secondo modalità e parametri che tengano adeguatamente conto dell’età degli atleti, nonche’ della durata e del contenuto patrimoniale del rapporto tra questi ultimi e la società o associazione sportiva con la quale concludono il primo contratto di lavoro sportivo».
In sostanza, viene prevista la possibilità da parte della Figc di derogare alla norma, prevedendo l’abolizione del vincolo nel giro di alcune stagioni (si parla di almeno cinque). Resta però da risolvere la questione della giusta remunerazione da parte delle società per i giocatori formati: difficilmente un parametro fisso di formazione potrà risolvere le cose. Si arriverebbe al paradosso di ottenere una stessa somma di denaro sia per un giocatore modesto, sia per un futuro campione. Ed è questo che la politica sportiva dovrà cercare di evitare: occorre istituire una nuova forma di accordo (magari un “contratto” dilettantistico quinquennale, da firmare ai 16 o 18 anni) che possa tutelare le società formatrici. Altrimenti le conseguenze saranno ampiamente infauste: molte società potrebbero decidere di chiudere completamente i settori giovanili, oppure alzare sensibilmente le quote di partecipazione (anche a cifre proibitive per le famiglie in periodi simili, come 500 o 600 euro l’anno). Insomma: c’è spazio e tempo per correggere un testo che porterebbe il nostro calcio di paese al disastro completo.