Calcio – Mantova retrocesso in D: Piccoli tra ripescaggio e nodi societari, Setti in silenzio

La disperazione di Filippo Piccoli
La disperazione di Filippo Piccoli

MANTOVA Il Mantova si è risvegliato in Serie D, con un presente da archiviare e un futuro da costruire. Un risveglio amarissimo, quello del popolo biancorosso, che fino all’ultimo ha sperato nel gol del 2-1 con l’Albinoleffe che avrebbe evitato la retrocessione. Non è arrivato, e dunque tocca ripartire dai dilettanti. O forse no, perchè in viale Te proveranno comunque a giocarsi la via del ripescaggio.
Lo scenario attuale è parecchio confuso, del resto la ferita è ancora sanguinante. Lo stesso presidente Filippo Piccoli sta ragionando su due fronti. Da un lato c’è la volontà di azzerare tutto e ricominciare da capo, con nuove figure tecniche e dirigenziali, nuovi giocatori, una rinnovata filosofia che faccia crescere e valorizzi gli atleti di proprietà. Questa sorta di tabula rasa è più semplice compierla in Serie D, se non altro perchè tutti i tesserati automaticamente si svincolano, sgravando il club dai contratti più onerosi.
Dall’altro lato, però, c’è anche il timore di rimanere per troppo tempo invischiati nelle paludi della D. Da qui l’intenzione, da parte di Piccoli, di non lasciare nulla d’intentato in ottica ripescaggio. «Non dipende da noi e non facciamoci illusiuoni», ha detto il presidente nel post-gara di sabato. In realtà, negli uffici di viale Te, da settimane stanno ragionando sul tema e sulle mosse da compiere. Le salvezze ai play out di Triestina, Alessandria e Messina tolgono in un colpo solo tre rivali, che avrebbero preceduto l’Acm nella graduatoria delle aventi diritto. Ma il quadro resta nebuloso: è vero che ci sono dei club in difficoltà, ma al momento è impossibile capire se e quanti posti si libereranno in Lega Pro. Per saperne di più toccherà aspettare oltre un mese (il termine per le iscrizioni scade il 20 giugno). In questo arco di tempo in viale Te terranno monitorata la situazione, ragionando in ottica “D” ma non tralasciando l’opzione “C”. Anche perchè – ed è questa una delle argomentazioni di Piccoli – va bene ripartire dalla D, ma poi non è scontato centrare subito la risalita (lo stesso Mantova insegna: con Morgia squadra costruita senza badare a spese, record di punti, eppure in C andò il Como).
Per nulla subordinata a questo dilemma c’è poi la questione societaria. Com’è noto, Piccoli e Maurizio Setti si dividono la maggioranza delle azioni (circa il 46%). Il disegno originario prevedeva una graduale uscita di scena di Setti, ma ora i rapporti tra i due sono ai minimi termini e tutto fa credere che il passaggio di consegne non sarà indolore. È, in ogni caso, un nodo da sciogliere al più presto. Nota a margine: ieri abbiamo provato a contattare Setti, da mesi lontanissimo dal pianeta Mantova. Questa la risposta: «Al momento opportuno vi parlerò, ora sono troppo dispiaciuto». Non proprio credibile, ma tant’è.