MANTOVA Il Mantova e i grandi stadi. Un rapporto complesso, almeno in Serie B. L’argomento torna d’attualità in vista della prossima trasferta dei biancorossi, domenica a Bari. Il San Nicola è l’impianto più grande e capiente del campionato cadetto (contiene quasi 60mila spettatori) e può incutere timore a chiunque. Specialmente ai principianti, com’era appunto il Mantova nella scorsa stagione. E infatti, come da copione, i biancorossi pagarono dazio. Il match si disputò alla quinta giornata, con un Bari ancora a secco di vittorie e un’Acm che invece aveva iniziato bene il campionato (7 punti nelle prime 4 gare). Vinsero i pugliesi 2-0 e lo stesso Davide Possanzini ammise, nel post-gara e nei giorni successivi, che i suoi avevano patito oltremodo il contesto ambientale. Anche se il San Nicola era ben lungi dall’essere pieno; anche se il Bari era tutto fuorchè una squadra in salute.
Il seguito del campionato dimostrò che non si trattava di un caso isolato. Quando si è trovato a giocare negli stadi più blasonati e “caldi”, il Mantova ha sempre ingoiato bocconi amari. È successo al Ferraris di Genova con la Samp, vittoriosa 1-0 pur con mille recriminazioni da parte di Festa e compagni. È successo nella seconda parte di campionato al Benito Stirpe di Frosinone (2-1); e all’Arechi di Salerno (2-0). Potremmo citare altri stadi più piccoli, ma ugualmente “impegnativi” perchè traboccanti di tifo e passione: il Braglia di Modena (3-1 per i gialloblù); il Manuzzi di Cesena (4-2); l’Arena Garibaldi di Pisa (3-1); lo Zini di Cremona (4-2). Tutti contesti in cui il Mantova ha sofferto più del lecito la componente ambientale. Le eccezioni che confermano la regola si chiamano Palermo e Brescia: al Barbera i biancorossi riuscirono a strappare un prezioso 2-2; al Rigamonti addirittura vinsero 2-1 nei minuti di recupero.
L’anno di esperienza sarà servito al Mantova per togliersi di dosso questa sorta di timore reverenziale? Gli elementi che abbiamo a disposizione finora non ci forniscono una risposta chiara. I ragazzi di Possanzini hanno perso a Monza e a Castellammare di Stabia (oltre che a Chiavari, ma qui lo stadio è piccolo e non fa testo). L’ultima esibizione conforta: ad Avellino, campo tutt’altro che agevole, il Mantova ha condotto per larghi tratti la partita mostrando una buona personalità e portandosi a casa uno 0-0 che ha di fatto salvato la panchina di Possanzini.
Personalità, appunto. Negli stadi più grandi e prestigiosi è questa che fa la differenza. Il Mantova non ne ha mai avuta a sufficienza nello scorso campionato. Domenica a Bari ha la ghiotta opportunità di dimostrare che un anno in più di esperienza è servito. E che anche gli impianti più blasonati si possono espugnare.







































