MANTOVA Per la serie “scusate il ritardo”, ecco Nicholas Bonfanti. Doveva approdare al Mantova già a gennaio, poi la trattativa sfumò. Ora veste finalmente il biancorosso e alla sua prima uscita ufficiale ha richiamato un centinaio di tifosi di ogni età, accorsi ieri al Mantova Point per una foto, un autografo, o anche solo per conoscerlo. Con lui l’altro recente acquisto biancorosso, il difensore irlandese Senan Mullen di cui riportiamo a parte le dichiarazioni.
Bonfanti, dunque. Bergamasco di Seriate, classe 2002, l’attaccante si presenta carico. «Mi aspetto una grande annata – le sue prime parole affidate alla stampa – . Voglio viverla da protagonista. È un mese che spingo per venire qui, avevo altre richieste ma le ho respinte. Mister Possanzini mi ha fatto subito sentire importante, dicendomi che a questa squadra mancava un finalizzatore ed io ero l’uomo giusto. Non potevo farmi sfuggire l’occasione. Mantova mi aveva già colpito l’anno scorso, ricordo quando venni a giocare al Martelli col Bari e rimasi affascinato dallo stadio pieno».
Bonfanti può vantare una discreta esperienza in Serie B: 86 presenze e 19 gol. «Mi metterò a disposizione del gruppo seguendo i dettami del mister. Sono consapevole che dovrò entrare nei meccanismi di gioco e non sarà semplice. Ma Possanzini mi sta aiutando, anche con dei video. Il nostro gioco, riconosciuto in tutta Italia, può sembrare difficile, in realtà è semplice quando riesci a farlo tuo». Visto che era arrivato da un giorno appena, a Monza l’attaccante è rimasto in tribuna: «Scelta del mister, ma già lo sapevo – minimizza – . Abbiamo perso per un episodio ma bisogna tenere la testa alta, l’ho anche detto anche ai miei compagni. Sabato col Pescara ci aspetta un’altra battaglia e vogliamo vincerla. Se giocherò? Io ci sono. Quest’estate mi sono allenato col Pisa, quindi sono pronto».
Tecnicamente si descrive così: «Sono un uomo d’area di rigore. Mi piace attaccare la profondità, ho altre caratteristiche rispetto a Mensah. Il mio obiettivo è arrivare in doppia cifra. Cerco la consacrazione a livello personale, da abbinare ovviamente agli obiettivi del Mantova». Gli chiedono il perchè della maglia numero 99: «Volevo il 9 ma era giusto che lo tenesse Mancuso. Però io sono innamorato del 9 e così ho chiesto di aggiungerne un altro. E sono finito in doppia cifra: per adesso sulla maglia, poi spero sul campo (ride, ndr)».
Curioso il suo soprannome: lo “squalo”. «Nasce tutto dai tempi delle giovanili dell’Inter – racconta – . Prima di una partita nell’U16, il mio fisioterapista mi disse che, se avessi segnato, avrei dovuto esultare mimando la pinna dello squalo. Era Inter-Lazio, finì 3-0 e di gol ne feci due. Da allora questa esultanza mi ha portato fortuna e l’ho mantenuta». A Modena è stato compagno di Maggioni «che già a gennaio mi aveva parlato benissimo di Mantova descrivendomela come una città bellissima, compatta, innamorata del calcio». E della passione della piazza ha avuto conferma fin da Monza: «Non pensavo di vedere così tanta gente. Mi hanno dato la carica, tanto che avrei voluto scendere in campo. Chiedo a tutti di continuare a seguirci numerosi. Sabato mi aspetto una vera bolgia, dobbiamo essere una cosa unica».
Le ultime parole, Nicholas le spende per la società: «Ho conosciuto uomini veri: dal presidente al direttore, fino all’allenatore. Sono rimasto colpito dal centro sportivo: bellissimo e funzionale, il top per un giocatore. Vedo la massima disponibilità da parte di tutti. Sono queste le basi per far bene».






































