MANTOVA La sconfitta di misura col Lecce in Coppa Italia si è trascinata un carico di certezze e incognite sulle quali il tecnico del Mantova Davide Possanzini lavorerà nei quattro giorni che ci separano dall’inizio del campionato. Vediamo alcuni temi emersi dal match in terra salentina.
Personalità La prestazione in Salento è stata nel complesso buona. Il Mantova si è misurato contro una squadra di Serie A e, pur soffrendo parecchio, non si è mai disunito. Anzi, ha continuato a giocare come sa, privilegiando la costruzione dal basso a costo di abbassare i ritmi. Una “coerenza” che è stata messa in discussione dall’ex biancorosso Andrea Agostinelli, seconda voce nella telecronaca di Italia Uno, soprattutto nel primo tempo quando Burrai e compagni, pur in svantaggio 1-0, faticavano a superare la metacampo. Ma il Mantova di Possanzini è questo: prendere o lasciare. E alla fine, questa solidità (anche mentale, oltre che tecnica) per poco non l’ha premiato. Non è un caso che il tecnico del Lecce e molti tifosi giallorossi sui social si siano complimentati con i biancorossi per il gioco espresso.
L’usato sicuro Non è apparso irreprensibile sul 2-1, ma Festa ha salvato la porta in più di una circostanza. Maggioni, gol sbagliato a parte, ha offerto un’altra prova di solidità. Burrai si è confermato punto di riferimento imprescindibile. Fiori si è messo in luce con qualche accelerazione delle sue. Insomma, i “vecchi” sono ancora sinonimo di affidabilità e sicurezza.
Le risorse della panchina A proposito di “vecchi”, non si può non citare Wieser, Mensah e Bragantini. Subentrati nel secondo tempo, hanno cambiato la partita confezionando l’azione dell’1-1 e creando le condizioni addirittura per il colpaccio, visti gli spazi che si sono aperti nel finale. Possanzini aveva altre frecce al proprio arco in panchina: verranno senz’altro utili in campionato, sulla falsariga di quanto accaduto la scorsa stagione.
Falsa partenza Detto degli aspetti positivi, bisogna parlare anche di ciò che non ha funzionato. L’1-0 leccese dopo nemmeno un quarto d’ora si somma ai gol presi nei primi minuti contro Napoli e Genoa in amichevole. In tutti e tre i casi il Mantova è partito al piccolo trotto, pagando una sorta di timore reverenziale che lo stesso Possanzini ha sottolineato. È un limite che stona con la personalità che la squadra dimostra in altre fasi della partita. Va senz’altro corretto, perchè può costare gol e punti.
Difesa da rivedere Da censura la marcatura su Gaspar sull’1-0. Molle anche quella di Solini su Krstovic sul 2-1. In altre occasioni, la retroguardia biancorossa ha traballato al cospetto di avversari fisicamente prestanti. Errori individuali, ma anche di reparto, che hanno portato a una vulnerabilità perfino eccessiva, al netto della differenza di categoria. Possanzini e il suo staff ci lavoreranno.
L’inserimento dei nuovi Nota dolente, almeno a giudicare da Lecce. Com’era forse prevedibile, per chi è appena entrato a far parte di un “meccanismo perfetto” quale è il gioco del Mantova, la fatica è doppia. Mancuso sembra ancora avulso dalla manovra, mentre per Aramu il deficit sembra più riconducibile alla condizione fisica (comunque in progresso): l’estro e l’esperienza dell’ex Venezia dovrebbero venire in aiuto per colmare il gap in fretta. Qualche affanno l’ha tradito anche Solini in difesa. Troppo pochi i minuti concessi a Ruocco per giudicarlo, mentre Cella e Artioli sono rimasti entrambi in panchina. Morale: il Mantova più affidabile è ancora di gran lunga quello della promozione.
Altri spunti saranno sicuramente finiti sul taccuino di Possanzini, in vista del derby con la Reggiana. A proposito: i biglietti acquistati dai tifosi biancorossi (su Vivaticket) si avvicinano a quota 1.500. Cinque i pullman del Ccmc, almeno quattro quelli della Te, più decine di mezzi privati. Eccola un’altra certezza da cui ripartire: l’entusiasmo della piazza. Servirà come il pane, in una stagione tanto affascinante quanto complicata.