MANTOVA Se lo immaginava decisamente diverso il suo ennesimo ritorno al Mantova, stavolta nelle vesti di allenatore degli Allievi Nazionali. Ma la pandemia ha di fatto cancellato la stagione del calcio giovanile (Primavera esclusa), mortificando ogni aspettativa. «Purtroppo è così – dice Gabriele Graziani, per tutti Ciccio – . È stata un’annata difficile, per certi versi drammatica. Sappiamo tutti che a livello giovanile il compito di un allenatore non è tanto vincere le partite, bensì far crescere i ragazzi. Però l’essenza di questo sport, alla fine, è il confronto con gli avversari, il fuoco della competizione, l’adrenalina della partita. Sensazioni che nessun allenamento può darti. Tutto ciò non abbiamo potuto provarlo. E per i miei ragazzi è stato un anno buttato».
Eppure eravate riusciti a cominciare il campionato…
«Abbiamo fatto in tempo a giocare due partite, tra l’altro vincendole entrambe. Poi si è fermato tutto. L’unica, piccolissima consolazione è l’essere riusciti a fare qualche amichevole in queste ultime settimane».
Ne avete altre in calendario?
«Giovedì saremo a Nogarole Rocca contro il Chievo. Poi giocheremo col Verona, ma in data e sede da stabilire».
A livello personale come hai vissuto questa situazione?
«Anche per me non è stato facile. Avevo alte aspettative, mi era stato affidato un gruppo di giocatori numeroso e valido. A questo proposito devo ringraziare Tommaso Mari: grazie a lui abbiamo avuto l’opportunità di allenarci sempre, è stato veramente bravo e merita un plauso particolare».
Hai collaborato anche con lo staff della Primavera, giusto?
«Esatto. E Matias Cuffa è un altro ragazzo che devo ringraziare in maniera speciale. Mi chiede spesso consigli. L’amichevole del giovedì con la mia squadra, per preparare il match del sabato in campionato, è ormai diventato un appuntamento fisso. Senza contare che alcuni dei miei ragazzi sono entrati in pianta stabile nell’organico allenato da Matias».
Hai intravisto qualche talento in chiave futura?
«Posso citare Rihai, Vetere, Afretti, Falanca, Napoli, Cerani. Sono tutti 2004 e hanno dimostrato di sapersela giocare in Primavera».
Passiamo alla prima squadra: come giudichi l’annata?
«Il girone d’andata è stato formidabile, mentre nel ritorno è subentrato un calo secondo me fisiologico. Nel complesso direi che la stagione è stata in linea con i programmi societari: la salvezza è stata centrata tranquillamente e sono arrivati pure i play off. A Cesena il Mantova non meritava di perdere».
Cosa pensi di Troise?
«È un bravo allenatore, un grande lavoratore. Mi piace la sua dedizione, la cura con cui prepara le partite. La prossima stagione avrà un anno in più d’esperienza e farà ancora meglio».
Hai avuto modo di collaborare con lui?
«Non quanto avrei voluto. I programmi originari prevedevano un mio coinvolgimento maggiore, per esempio a livello di osservatore delle squadre avversarie. Ma, per svariati motivi, non è stato possibile».
Tra i giocatori chi ti è piaciuto?
«Non mi aspettavo un Guccione a questi livelli: il salto tra la D e la C è notevole, ma lui non l’ha patito. Poi mi è piaciuto Cheddira, giocatore duttile e direi fondamentale per la manovra del Mantova. Un altro elemento valido, secondo me, è Zibert».
Da tifoso biancorosso, cosa ti auguri per il futuro?
«Mi rendo conto che, dopo un’annata economicamente complicata come questa, la priorità sia quella di far tornare i conti. In ogni caso, credo che le potenzialità questa società le abbia. E che l’idea sia di migliorarsi di anno in anno».
E il tuo futuro dove sarà? Si dice in Eccellenza, a Campagnola Emilia…
«Tornare ad allenare una prima squadra non mi dispiacerebbe. Ma scioglierò ogni riserva a inizio giugno, dopo aver parlato con 2-3 società (tra cui il Mantova). Vorrei avere un quadro chiaro prima di decidere».