MANTOVA Dopo l’ubriacatura di ricordi dovuta al recente ritorno al Martelli di Mimmo Di Carlo, è tempo di scomodare un altro protagonista di quel glorioso Mantova di Lori: l’attaccante Alessandro Noselli. L’occasione è Triestina-Mantova, che si disputerà domenica. Noselli è un doppio ex. Il ds virgiliano Magalini lo prelevò proprio dalla Triestina, nell’estate 2004. Rimase in riva al Mincio per quattro stagioni, una in C1 e tre in B, e contribuì in maniera determinante al ritorno del Mantova tra i cadetti con la memorabile doppietta nella finale play off a Pavia. Lo rintracciamo a Bologna, dove ora vive e dirige l’Alessandro Noselli Technical Soccer Academy.
Di cosa si tratta, Alessandro?
«Insegno tecnica individuale ai ragazzi dai 9 anni in su. Contiamo una cinquantina di iscritti. È una sorta di missione che ho preso a cuore, perchè mi sono reso conto che nel calcio di oggi c’è poca attenzione per i giovani e la loro formazione tecnica. Collaboriamo con varie società, mi piacerebbe farlo anche col Mantova».
Il Mantova, appunto. Il match di domenica a Trieste è uno scontro salvezza: te l’aspettavi?
«Ovviamente è presto. Comunque la risposta è no. E mi dispiace anche, perchè parliamo di due club blasonati, che meriterebbero ben altre ribalte. Ma non bisogna avere fretta».
In che senso?
«Per ottenere risultati serve un progetto: solidità finanziaria, programmazione, crescita e valorizzazione dei giovani sono tutte componenti fondamentali per far bene nel calcio. Alla Triestina, e soprattutto al Mantova, auguro questo».
Perchè “soprattutto al Mantova”?
«Perchè è una delle mie case. Lì ho passato quattro anni stupendi, e parlo proprio a livello umano. Si era raggiunto un feeling incredibile con la gente. E poi ho avuto la fortuna di giocare con un gruppo di ragazzi splendidi».
Senti ancora qualcuno?
«Mi è capitato di rivedere Grauso, poi ho sentito Cioffi… Ma non c’è rimasto nessuno dei miei tempi?».
Il dottor Ballardini…
«Un grande. Persona stupenda. Dovete salutarmelo assolutamente».
Fatto. Restiamo a quegli anni: se chiudi gli occhi cosa ti viene in mente?
«Il primo anno di B, nel bene e nel male. Avevamo coinvolto un’intera città. Peccato per la finale di Torino: a distanza di anni, è ancora quello il ricordo più forte».
La tua esperienza a Mantova non si è conclusa bene, vero?
«No, e mi dispiace perchè furono dette e scritte cose sbagliate. Era tutto fatto per il mio ritorno alla Triestina, ma dalla dirigenza del Mantova mi erano state prospettate cose poi disattese. Solo per quello ho rifiutato il trasferimento, ma la società non lo capì e finii fuori rosa. Poi arrivò il Sassuolo e, col senno di poi, dico che mi è andata bene».
Porti rancore nei confronti del Mantova?
«Assolutamente no. Ne è passata di acqua sotto i ponti!».
E del tuo unico anno a Trieste, prima di passare al Mantova, che ricordi hai?
«Venivo dall’infortunio al crociato e davanti a me c’era gente come Moscardelli e Godeas. Diciamo che non era facile mettersi in luce, ma è stata comunque una bella stagione».
Hai fatto fatica a smettere di giocare?
«Non troppa. C’è un tempo per tutto, e tre anni fa realizzai che era arrivato il momento di lasciare».
Vedremo un Noselli allenatore nei prossimi anni?
«Tutto è possibile. Per il momento mi tengo stretta la mia accademia».
Domenica chi vince al “Rocco”?
«Io tifo Mantova, senza alcun dubbio. E lasciatemi dare un consiglio ai giovani: datevi da fare, allenatevi per crescere e migliorare, senza abbattervi nei momenti difficili. La Serie C può essere un trampolino di lancio per voi. Un’opportunità che non va sprecata».