MANTOVA Tredici anni nel settore giovanile bianconero dicono tutto. Juventus U23-Mantova, di scena domenica ad Alessandria, è “la” partita di Matteo Gerbaudo. Ne parliamo col diretto interessato, uno dei baluardi del centrocampo virgiliano.
Matteo, è così?
«Eh sì. Per me non può essere una partita come le altre. La Juve è la mia storia. Mi ha insegnato tanto a livello umano e calcistico, la considero una palestra di vita».
Ai tuoi tempi non era ancora stata istituita l’Under 23: ti sarebbe servita?
«Certo che sì. Mi avrebbe fatto capire cosa significa giocare tra i professionisti, entrare subito in quella mentalità».
Veniamo al match di domenica…
«Affrontiamo una squadra giovane ma fortissima, come s’è visto all’andata. Però pecca d’inesperienza. Sta a noi sorprenderli».
In che modo?
«Sarà fondamentale l’approccio, dobbiamo partire forte. Dimenticando le due vittorie consecutive, confermando quel che di buono abbiamo dimostrato e migliorando quel che si può migliorare».
Cosa, in particolare?
«Bisogna essere più padroni del campo quando abbiamo la palla. Meno precipitosi».
I risultati positivi incentivano a migliorarsi?
«Beh, il miglioramento in sè è sempre un bene e andrebbe sempre inseguito. Poi certo, se arrivano i risultati, tutto diventa più facile».
Sei sorpreso da questo decimo posto?
«Non tanto. Perchè, a livello di distacco, non siamo mai stati lontani da quella posizione. Aggiungo una considerazione: se siamo arrivati lì è anche grazie ai pareggi che abbiamo raccolto. È ovvio che si gioca sempre per vincere, però a volte è altrettanto importante non perdere».
Il Mantova può restare in quella posizione?
«Sì. A patto di non lasciare niente al caso. Perchè poi è un attimo perdere una partita e ritrovarsi in zona pericolosa».
Cosa vi sta portando Galderisi?
«Il mister è molto bravo a gestire il gruppo. Come del resto era Lauro: entrambi sono portati al dialogo, chiedono partecipazione e condivisione a noi giocatori. E questo ci responsabilizza. Poi Galderisi dalla sua vanta una grande esperienza. Lui ha saputo codificare determinate situazioni. Il suo credo è valorizzare il singolo attraverso il gioco di squadra, non il contrario».
Come ti trovi nel nuovo ruolo davanti alla difesa?
«In realtà mi sento più una mezzala, però mi adatto e sono felice di essere considerato un perno importante. Questo ruolo mi permette comunque di avanzare e arrivare alla conclusione. Finalmente quest’anno mi sono sbloccato, segnando il mio primo gol nel Mantova (contro la Pro Sesto, ndr). Vorrei il bis».
Avrai anche il Dna bianconero, ma il numero maggiore di presenze tra i prof l’hai raggiunto col Mantova…
«Devo tanto a questa società. La prima dove sono rimasto per due anni consecutivi. Sono felice e, per l’impegno che ci metto, spero si possa vedere».