MANTOVA Da due settimane leader solitario della classifica, il Mantova è atteso domani dal Fiorenzuola. Un classico “testa-coda”, prima contro terzultima. Con tutte le insidie del caso per chi, quantomeno secondo la classifica, ha il pronostico dalla sua. Ne è consapevole il tecnico biancorosso Davide Possanzini, che da questo tema è partito nella tradizionale conferenza stampa dell’antivigilia, tenuta ieri.
Mister, come si preparano queste partite?
«Come tutte le altre, senza differenza. Conosciamo le qualità del Fiorenzuola: è una squadra che “gioca” e che in casa ha ottenuto i suoi risultati migliori (tutti i 9 punti che si ritrova in classifica, ndr). Dobbiamo farci trovare pronti».
Il Fiorenzuola è in fondo alla classifica: è più difficile in questi casi trovare le motivazioni?
«No. Perchè da qualche anno qualsiasi partita è difficile, dalla Serie A alla Terza Categoria. Le squadre sono preparate, ti studiano e tu devi essere consapevole di questo».
Cosa vi ha lasciato l’ultimo match con la Pergolettese?
«È stata una bella partita, anche se per la prima volta abbiamo “perso” nel possesso palla. Il fatto è che loro venivano a prenderci più alti… e poi giocavano a calcio. Secondo me abbiamo forzato troppo in alcuni frangenti. Dobbiamo comprendere bene quando è il momento di tenere la palla e quando bisogna ripartire».
La scelta di schierare 5 giocatori offensivi ha pagato…
«Sì, mi ha convinto. Abbiamo creato tante occasioni. In generale sono contento per come è stata interpretata la partita».
Il primo posto aumenta la pressione?
«Non deve essere così. Noi siamo consapevoli di quello che stiamo facendo. Percepiamo l’entusiasmo che si è creato intorno a noi. È naturale che ciò aumenti la responsabilità, ma questa non deve diventare un fardello, bensì una spinta. A mantenere alta la concentrazione cercando di migliorarci».
Il gruppo l’ha compreso?
«Direi di sì. Alleno un gruppo di ragazzi straordinari e curiosi. Ecco: la curiosità è una caratteristica che mi piace molto, e i miei giocatori ne hanno in abbondanza».
In cosa si traduce?
«Nella massima disponibilità che dimostrano tutti i giorni. Nel seguirmi, nell’apprendere i concetti e nel metterli in pratica sul campo. Anche nel sacrificarsi. Prendete Giacomelli: con la Pergolettese ha giocato come fosse un esordiente, correndo e impegnandosi in modo incredibile».
Questa disponibilità l’ha riscontrata subito o è frutto del suo lavoro?
«È frutto del grandissimo lavoro della società, che ha individuato i calciatori giusti. Scegliendoli non solo per le loro qualità tecniche, ma anche per lo spessore umano e la voglia di mettersi in gioco. Tutto è partito da lì. Detto ciò, guai a pensare che quanto fatto sin qui basti. Il campionato è ancora lunghissimo».