MANTOVA L’emergenza sanitaria si prolunga e, per ritrovare un po’ di ottimismo, non rimane che sperare. Ci vuole credere l’allenatore del Mantova Gianluca Garzon, che sta trascorrendo questi giorni difficili nella sua Carpi.
Mister, con quale stato d’animo?
«La mente è rivolta a chi sta soffrendo. In questo momento non c’è altra priorità che la salute delle persone. Anche il Mantova è coinvolto: siamo tutti a fianco del dottor Ballardini, che sta combattendo come un leone una battaglia che deve vincere. Gli abbiamo mandato un messaggio di incoraggiamento sulla chat. Sappiamo che l’ha letto».
Come trascorre le giornate?
«Chiuso in casa. Con mia moglie, che lavora in ospedale come segretaria e mi riporta la drammaticità della situazione. E con i miei tre figli».
Quali passatempi le tengono compagnia?
«Per esempio ho recuperato vecchi filmati di quando giocavo a calcio, in Eccellenza nel Reggiolo. Ero un terzino sinistro. Ripenso anche ai tempi del settore giovanile nel Carpi, quando venivo aggregato in prima squadra da Ugo Tomeazzi. Chissà se si ricorda di me».
Magari leggendo queste righe…
«Lo spero. Anzi, mi piacerebbe incontrarlo per chiederglielo. Ricordo che una volta mi portò in panchina, proprio contro il Mantova (era il 1990, ndr)».
È in contatto con i giocatori?
«Certo. So che stanno lavorando nei limiti del possibile. Sono bravi ragazzi. Del resto, bisogna stare sul pezzo: se si riprende, avremo 10 partite da giocare. Un altro campionato».
Come si fa a mantenere alta la concentrazione?
«Questo è un problema. Non avere una data precisa ti destabilizza. Ma sono convinto che, se tornassimo ad allenarci, ci impiegheremmo un attimo a ritrovare la tensione giusta».
Appunto, ma si tornerà mai in campo a breve?
«Io ci spero. Significherebbe che l’emergenza è passata. E poi torneremmo alla nostra grande passione. Giocando a porte aperte, però: il pubblico è l’essenza del calcio, non averlo mette tristezza. Spero di rivedere presto il Martelli pieno».
E nel caso non si ripartisse?
«Per quello che ha espresso sul campo nell’arco di 24 giornate, credo che il Mantova meriti la Lega Pro».
Come sta vivendo questa esperienza da allenatore?
«Allenare il Mantova, insieme a Cuffa, è un onore e una soddisfazione incredibili. Il Mantova mi era rimasto nel cuore dai tempi di Ciccio (Graziani, di cui Garzon fu vice nel 2017, ndr). Allora riuscimmo a conquistare la salvezza, ma poi è arrivato il fallimento. Il mio obiettivo è riportare il Mantova dove l’ho lasciato e dove merita di stare: tra i professionisti».
Si sente pronto a guidare una squadra da solo?
«L’impegno e la passione che ci metto è sempre massimale. La realtà è che, anche quando sei primo allenatore, hai comunque bisogno di un grande staff al tuo fianco. Non puoi pensare di controllare o di saper fare tutto da solo. Questo staff qui a Mantova c’è e lavora in armonia, con grande professionalità».