MANTOVA L’emergenza coronavirus resta alta, il campionato di Serie D è fermo e il Mantova, come tutte le altre squadre, è costretto a fare di necessità virtù. Ieri i biancorossi sono tornati ad allenarsi, nel provvisorio quartier generale di Nogarole Rocca. È una situazione insolita, che i giocatori stanno cercando di vivere senza drammi. Questo, almeno, è il caso di Simone Minincleri.
Simone, come stai affrontando questa fase?
«È una cosa nuova. Penso vada affrontata con tranquillità, visto che di ansia ce ne stanno già mettendo tanta. Spero si possa presto tornare a condurre una vita normale».
Personalmente hai cambiato qualche tua abitudine?
«No, cerco di fare la vita di sempre. Solo i miei parenti sono un po’ preoccupati. Mia mamma mi chiama dalla Puglia ogni 3-4 ore per sapere come sto».
È comprensibile…
«Certo. Come accendi la tv, non si parla che del coronavirus!».
Tu che idea ti sei fatto?
«Mah, c’è chi sostiene che la febbre faccia più morti e che tutto questo allarmismo sia figlio di una strategia politica mondiale. Io non ho gli strumenti per misurare la portata del virus. C’è un governo che sta prendendo precauzioni e medici che stanno studiando i rimedi. Mi affido a loro».
Come hai ovviato all’eventualità che venissero sospesi anche gli allenamenti?
«Martedì io e Gigi (Scotto, ndr) siamo andati a correre sul lungolago. Tra l’altro, in una città bella come Mantova, è un piacere farlo. Se gli allenamenti fossero stati vietati per tutta settimana, io e lui saremmo andati col pallone al parco giochi. Il “piano B” si trova sempre (ride, ndr)».
Sportivamente parlando, la sosta può essere utile?
«Lo è. Serve per recuperare gli acciaccati e migliorare la condizione fisica, attraverso il lavoro aerobico e di forza. Mancano 10 partite, secondo me tante».
Vi siete dovuti fermare dopo la prima sconfitta in campionato…
«È questo il vero dispiacere. Dopo il ko in Franciacorta, avevamo tutti voglia di giocare subito contro il Fanfulla. E ci eravamo preparati bene in settimana, soprattutto a livello mentale. Sapere del rinvio il giorno prima della partita è stato deludente. Speriamo di tornare a giocare l’8 marzo».
Ma cos’è accaduto in Franciacorta?
«È stata una sconfitta stranissima. Ci siamo ritrovati dal possibile 2-0 all’1-2 in pochi minuti e siamo stati troppo confusionari nel reagire. Penso che in quella sconfitta i nostri demeriti siano stati superiori ai loro meriti».
Che impatto avrà questa lunga sosta sul finale di campionato?
«Non lo so, ma non bisogna farsi prendere dall’ansia. Il campionato non si vince alla prossima partita. Capisco i tifosi che hanno fretta, ma noi dobbiamo stare tranquilli e vivere questo finale in maniera positiva, domenica dopo domenica».
Come procede il tuo recupero?
«Bene, sono molto contento della mia condizione atletica. Conoscete tutti gli sforzi che ho fatto per ristabilirmi dall’infortunio (rottura del crociato lo scorso aprile, ndr). È stato un percorso lungo, a volte sembrava che il tunnel non finisse mai. Ma ora sto giocando con continuità e mi sento sempre meglio».
Sei considerato uno specialista dei calci piazzati e in Franciacorta hai avuto una ghiotta opportunità per far centro…
«È vero, ma ho colpito male la palla. Spero di rifarmi presto. Ma spero soprattutto di fare ai mantovani il regalo più grande che si aspettano. A questo pensavo nei giorni della convalescenza. Ed è questo che mi ha dato la carica per tornare in campo più forte di prima».
Gabriele Ghisi