Mantova Si avvicina Mantova-Lentigione e l’occasione è buona per interpellare un doppio ex molto speciale. Colui che nel Mantova ha toccato l’apice della carriera e che nel Lentigione l’ha conclusa: Emiliano Tarana. Smessi i panni di calciatore nel 2016, l’ex Toro di Sabbioneta è da qualche anno impegnato nel ruolo di osservatore. «Proprio ieri sono tornato dal Belgio – racconta – . È un ruolo che mi piace, sento di avere trovato la strada giusta».
Quindi l’esperienza da allenatore è definitivamente chiusa?
«Credo di sì. Quando ho smesso di giocare non avevo le idee chiare. Anche perchè, dopo la mancata conferma da parte del Lentigione, non avevo voglia di allontanarmi troppo da Mantova. Quindi accettai di chiudere la carriera senza pensare a cosa avrei fatto da grande».
E hai cominciato ad allenare gli Allievi del Mantova…
«Mi è capitata questa occasione, ma ho capito che non era la mia strada. Quindi ho passato un anno a casa, cominciando a visionare partite su partite. Ora è diventato il mio mestiere e sono felice».
Torniamo indietro nel tempo. Come definiresti le tue sei stagioni al Mantova?
«La mia vita. Da mantovano le ho vissute con un senso di appartenenza speciale, che non avrei mai potuto provare con nessun altra maglia. Io per il Mantova ho rifiutato un’offerta del Napoli. E non mi sono mai pentito. A Mantova ho giocato gli anni della mia piena maturità calcistica. Vivendo tutto intensamente, dalle gioie più esaltanti alle delusioni più cocenti».
Appunto: dovessi isolare una delle tante gioie, quale sceglieresti?
«Sono davvero tante. Diciamo che, quando parlo di quegli anni con gli amici o i miei ex compagni di squadra alle sagre di paese, viene sempre fuori il mio gol al Genoa. A livello personale mi ha sicuramente creato l’emozione più grande».
E la delusione più forte?
«Potrei risponderti Torino, o lo 0-6 col Cittadella, o la retrocessione con fallimento. Invece ti dico l’aver convissuto nello stesso spogliatoio con persone… bipolari (si riferisce agli ex compagni coinvolti nel calcioscommesse, ndr)».
Ci pensi ancora?
«È inevitabile. Da credente ho perdonato. Però queste persone non devono più avere niente a che fare col calcio».
Dopo il fallimento sei rimasto un anno in B col Portogruaro. Poi due stagioni in C a Salò. E arriviamo al Lentigione…
«Sì, il canto del cigno (ride). Conoscevo il presidente Amadei dai tempi del Modena, ero vicino a casa ed ho accettato con entusiasmo. Purtroppo mi sono rotto il crociato nella finale play off del primo anno, in Eccellenza. A parte questo, ho vissuto tre stagioni bellissime, in un ambiente “pane e salame”, di quelli che piacciono a me».
Mai pensato di tornare al Mantova?
«È un cruccio che mi è rimasto. Lo volevo, potevano crearsi i presupposti ma… qualcuno si è messo di traverso. E non aggiungo altro».
Veniamo al presente. Ti ha sorpreso la partenza a mille del Mantova?
«Mi ha sorpreso Altinier».
Per i gol?
«No. Perchè l’ho riscoperto cattivo! (altra risata). Saltare la prima di campionato per due anni di fila causa squalifica non è da lui… Scherzi a parte, vedo che non ha perso il vizio del gol e mi fa immensamente piacere. Spero riesca a riportare la “mia” squadra dove merita: tra i professionisti».
L’inizio promette bene…
«Sì ma la strada è lunghissima, come ci insegna il campionato dell’anno scorso. Certo il Mantova, almeno dal centrocampo in su, è una squadra di ottimo livello. E l’allenatore mi dicono sia molto bravo».
Ti aspettavi 1.600 abbonamenti?
«Non sono stupito, perchè l’amore dei tifosi per il Mantova è risaputo. Certo, dopo tanti anni di sofferenza e di trasferte in stadi improbabili, sono da ammirare».
Cosa sai del Lentigione?
«Non molto sull’organico. Ma conosco mister Salmi e vi dico che è preparato e sa tenere alta la concentrazione. Occhio poi alle motivazioni degli emiliani: contro il Mantova tutti vogliono fare bella figura».
Chi vince?
«Spero il Mantova».
Ultima domanda: quando ti rivedremo al Martelli?
«Magari un mercoledì in Coppa Italia. E magari in tribuna con Cristian: sarà sicuramente lì perchè (ultima risata) non ce la farà mai a giocare tre partite in una settimana…».