di Chiara Sanguanini
Domenica 14 gennaio. Ore 18.30. Due gradi centigradi.
Inizio con le parole di Renata “Ma un orario meno penalizzante per gli anzianissimi come me, non si può? Andrò al Martelli vestita come l’omino Michelin e con la coperta come nonna Abelarda.” Molti plaid in tribuna… È iniziato il periodo del pigiama invernale sotto e del numero due per i tifosi più prudenti, quelli che non mancano mai nonostante l’età: doppia cuffia, doppia sciarpa, doppie calze… In curva Te si aggirano personaggi mostruosi, magri fino a ieri, enormi oggi. “A ghè d’la fumana?” “No, e se ci fosse si squarcerebbe da sola, quando entreranno i ragazzi, per lasciare libertà allo spettacolo.” Fiducia alle stelle.
Comincia.
Il Mantova gioca un buon calcio. I tifosi applaudono convinti anche se, con i doppi guanti, si sente poco. Si canta “Vogliamo vincere…” e chi non lo vorrebbe sempre.
“Dai!” “Noooo!” “Ma quante ne sbagliamo!” “Forza che la sblocchiamo!”. E mentre il capo ultrà racconta al microfono la sua verità “Cosa dice?” “Parla di rispetto e responsabilità…” “Ah, e lo dice a noi?” “Va beh”, ecco che arriviamo al 37° e GOOOOOOLLL: Galuppini! “Magico!!!” “È un cavallo di razza!!!” “E sono dieci!!!” “Adesso chiudiamola” “Vai Mantova col secondo!!!” “Quanto manca?”.
Intervallo. Il freddo sembra alimentare l’appetito. “A ca’ a go an cudghin da quatar chili!” “Mmmmhhhhh, pan e cudghin cald!”
“E an bicer da vin negar”.
Ci si scalda anche così.
Si ricomincia. Il Mantova torna in campo stranamente molle, si limita al possesso palla, ma non ha più verve. “Con l’1 a 0 non si può mai stare tranquilli” “Mai!” “Serve subito il secondo”. I nostri però sembrano svuotati, stanchi…
“Sono stanco, troppo stanco
Sono stanco che cado di fianco, sbadiglio e non posso reagir…”
(Mina)
Oppure troppo sicuri di farcela. Alcuni lo dicono apertamente: “Si stanno specchiando come Narciso” “La superbia partì a cavallo e tornò a piedi”.
“Narciso, parole di burro.
Si sciolgono sotto l’alito
della passione…” (Consoli)
I tifosi ora battono le mani, ma solo per scaldarle. La curva canta. Il mister cambia, ma il Mantova non va meglio, anzi! “Speriamo di portare a casa i tre punti!” “Dai Bombagi, facci vedere chi sei!” “Sì però Monachello…” “Magari è la volta buona!”. E invece, all’85°, cavolo dei cavoli, l’Arzignano pareggia. “Oddio, non faremo la fine della Triestina?” “Dai che vinciamo, c’è ancora tempo!” “Oddio, oddio!”. Il Mantova non ne ha più e finisce così. Delusione.
“Un punto meglio di niente!” “Però il Possa ha sbagliato i cambi” “Voleva vivacizzare l’attacco” “Bisogna vedere il bicchiere mezzo pieno” “Io mangerei una m.” “Meglio il cotechino!” “Il Padova?” “Ha pareggiato sbagliando un rigore” “Ah, bene!” “Siamo tornati sulla terra… troppi elogi dopo Padova” “E poi non si può sempre vincere!” “Perché no?” “”Secondo tempo… il nulla” “Che peccato!”.
Si torna a casa. Mani e piedi gelati, cuore freddo. “Possanzini sbaglia? Allora è umano anche lui, cominciavo a dubitarne!”. “È il calcio signori, pazienza!” “Bravi ragazzi. Sempre e comunque chapeau!”.
“Va bene, va bene, va bene,
va bene, va bene, va bene, sì,
va bene così, telefonami..” (Vasco)