Viadana Nel panorama schizofrenico dello sport mantovano, in cui i verdetti del campo talvolta vengono cancellati a tavolino, ci sono diverse società virtuose, che tengono alta la “nostra” bandiera in giro per l’Italia. E resistono, nonostante tutti i chiari di luna. Una di queste è certamente il Rugby Viadana. Il presidente Giulio Arletti, da uomo di sport, è rimasto toccato dalla vicenda degli Stings. «Una storia triste – dice – purtroppo una delle tante. Lo sport dovrebbe essere vissuto meglio e soprattutto doverebbe essere sostenuto dallo Stato, ma le cose andranno sempre peggiorando. Non siamo più un paese economicamente ricco, si tenta di sopravvivere. Una volta in Italia si poteva fare attività contando sugli appoggi statali, che erano i principali sponsor dello sport, mentre ora sono gli imprenditori a metterci la faccia». E ad aprire il portafoglio, aggiungiamo noi. «Penso che lo Stato – prosegue Arletti – dovrebbe incentivare a investire nello sport, garantendo un tornaconto a chi ci mette i soldi. E invece le Tv non parlano più di sport minori, perché hanno dei costi troppo elevati, e per noi è sempre più difficile. Sponsor si fa fatica a trovarne, perché vengono visti male dall’Agenzia delle Entrate, che considera ancora lo sport come un danno economico all’erario». La crisi, come abbiamo visto, non ha risparmiato il mondo del rugby, dove una società blasonata come Calvisano, rivale storica del Viadana, si è declassata nella seconda serie. «La loro è stata una scelta di sopravvivenza, che garantirà continuità. Il Viadana – prosegue Arletti – si sta preparando da due anni a questa situazione. Non pensiamo a vincere il campionato o a salire di categoria, ma ad investire tanto su strutture, ambienti e giovani. Per realizzare una squadra che possa competere nella Serie A Elite, tralasciando il cambio di norme che non aiuta, serve scovare ragazzi in giro per il mondo. Perchè i nostri giovani che escono dall’Under 19 non sono pronti per il massimo campionato. Ne servirebbero 150 ogni anno, in arrivo dalle giovanili, per averne almeno 30 papabili per la prima squadra. Noi puntiamo a creare un ambiente sano intorno ai ragazzini, lo stadio deve diventare una seconda casa per le giovani promesse».
Il presidente ha poi “svelato” un piccolo segreto sulla forza dei leoni. «Per rimanere ad alti livelli, devi cercare giovani talenti e comprarli. Noi, a Viadana, stiamo cercando ragazzi di 16 anni all’estero. Abbiamo 30 appartamenti affittati da famiglie straniere per poter seguire i loro figli; questa è considerata un’azione sociale, perché il rugby è anche questo. Quanto agli obiettivi, vogliamo provare a vincere il campionato con giovani che hanno voglia e che credono nel progetto. Serve carattere e mentalità. Vogliamo migliorare la rosa per fare qualcosa di straordinario, ovvero vincere investendo meno degli altri». E puntando su uno staff tecnico allargato, senza un primo allenatore, in cui le decisioni vengono prese in modo collegiale. Anche in tal senso, Viadana propone qualcosa di nuovo. «Sono un imprenditore – conclude Arletti – penso e credo che più persone che si confrontano sono meglio di un singolo che decide. Facciamo questo esperimento per vedere la capacità dello staff tecnico di fare team e risolvere i problemi assieme. Che si vinca o perda non è così importante, tutti devono essere partecipi, nella gioia o nel dolore. Per me vince chi sopravvive, non chi arriva primo».