Bolzano «L’ultimo tuffo me lo sono proprio goduto. Non è stato perfetto, ma certamente emozionante». Sara Borghi ha disputato domenica, agli Assoluti di Roma, la sua ultima gara. E’ uscita dalla piscina del Foro Italico già in lacrime («perchè sono campionessa del mondo di emotività») per raccogliere l’ovazione di tutto il pubblico, compagni ed avversari. «Ci tenevo – racconta – a chiudere la mia carriera con una bella gara, ma arrivare a Roma, dopo una stagione piena di acciacchi, è stata durissima. Domenica mattina ero agitatissima, mi sono qualificata per un pelo. La finale, invece, me la sono goduta, ho assaporato ogni attimo, ormai in pace con me stessa. E alla fine ho fatto pure il mio punteggio migliore dell’anno. Poi c’è stato l’omaggio di tutta la piscina, in diretta Tv, un’emozione fortissima. E sono scoppiata a piangere. Di felicità».
Sara compirà appena 26 anni tra una settimana, ma ha già fatto, e finito, tantissime cose. Ha iniziato bambina a tuffarsi nella Canottieri Mincio. E ha cominciato a vincere. Appena maggiorenne, si è trasferita a Bolzano, a casa di Tania Cagnotto, leggenda di questo sport, per coltivare il proprio sogno di atleta. E ha continuato a vincere. Due anni fa si è laureata in Scienze Motorie all’Università di Verona e in primavera conseguirà la Magistrale in “Attività preventive e adattate”. Domenica si è lanciata per l’ultima volta dal trampolino e ora è pronta a tuffarsi nella sua nuova vita, ancora piena di capriole e piroette. Ma non in piscina. «Ho iniziato la stagione a settembre con il pensiero che potesse essere l’ultima – rivela – e mi sono convinta dopo l’infortunio al ginocchio patito a dicembre. Arrivare a luglio è stata tostissima, il mio corpo mi ha lanciato segnali chiari. Ma ho deciso di smettere soprattutto perchè sento il bisogno di fare esperienze che lo sport, fatto a questo livello, finora mi ha negato. Vorrei riprendermi qualcosa della mia giovinezza. Sia chiaro, non rinnego nulla. Allo sport ho dedicato anima e corpo e in cambio ho ricevuto tantissimo. Ho imparato ad organizzare la mia vita, la disciplina, il rispetto per gli avversari, a non giudicare le scelte degli altri. A Bolzano, poi, ho trovato una seconda famiglia, amici e compagni di vita, mi sono sentita amata e domenica ne ho avuto la prova». E poi ci sono i trofei e le medaglie, sofferti, meritate. «Il bronzo agli Assoluti del 2020, prima gara dopo il Covid, è quella che mi rimarrà nel cuore. La medaglia del riscatto e della consapevolezza, quella che mi ha fatto capire che la scelta di andare a Bolzano è stata giusta e che, in qualche modo, ha ripagato i sacrifici personali e dei miei genitori, nei confronti dei quali mi sono sempre sentita in debito. Dopo quella gara qualcosa si è sbloccato nella mia testa, mi sono sentita più grande. Io, emotivamente delicata, ho cominciato ad affrontare le competizioni con maggiore leggerezza. E sono arrivate le mie stagioni migliori». Fino a domenica. Fino all’ultimo tuffo. Ora è tempo di riempire gli scatoloni («E sto piangendo, tanto per cambiare»), salutare Bolzano e tornare a Mantova. Ma di mettere radici, Sara non ci pensa. «Sono cittadina del mondo – grida – pronta ad ogni esperienza. A ottobre mi trasferisco a Tenerife per fare tre mesi di Erasmus, poi si vedrà. Mi piacerebbe restare nel mondo dello sport, ma non per fare l’istruttrice, piuttosto vorrei mettere a frutto i mie studi nel campo della riabilitazione. Di infortuni e recuperi, del resto, me ne intendo. Ma soprattutto ho voglia di vivere appieno tutti gli attimi della mia vita. Con spensieratezza».