Rapina ed estorsione sul lungolago: arrestato 22enne tunisino

Un paio di giorni fa un 16nne mantovano, viste le giornate stupende che il meteo sta regalando, decide di fare una passeggiata sul lungolago in compagnia del suo fido cane e di un coetaneo Mentre sono nei pressi del castello di San Giorgio, i due ragazzi vengono avvicinati da una banda di 6 ragazzi. Tra questi soggetti è solo uno che affronta i due minori: viene intimato al 16nne di consegnare il suo telefono cellulare, un Samsung A54 del valore di 200 euro. All’intimazione il soggetto aggiunge anche una minaccia: “ti spacco la faccia se non mi dai il telefono”.

Preso alla sprovvista ed impaurito, il 16nne estrae dalla tasca del giubbotto il suo Samsung, consegnandolo al ragazzo che, seppur con il cappuccio indossato, è per lui un volto noto. Alla vittima viene anche chiesto, in modi poco urbani, di fornire anche il pin per sbloccare il telefono.

Mentre il soggetto si stava allontanando con il telefono Samsung del minore, avvisa la vittima che se vuole la restituzione del suo cellulare deve pagare la somma di 170 euro.

Il 16nne, alquanto impaurito, assieme all’amico ed al suo cagnolino, che sarà l’unico a non aver capito cosa si era appena verificato, non rimane che tornare a casa.

Il giorno successivo la vittima contatta su Instagram l’autore della rapina. Gli scrive un messaggio informandolo che è riuscito a racimolare al momento 70 euro, ma che confida di trovare il rimanente denaro richiesto entro breve. Il minore riceve come risposta che il telefono sarebbe stato restituito solamente dietro la corresponsione di 170 euro, altrimenti sarebbe stato venduto ad altra persona.

La vittima è disperata: è una lotta contro il tempo per trovare i 100 euro mancanti. Non ha il coraggio di chiedere il denaro ai genitori, tra l’altro all’oscuro di tutta la vicenda. E visto l’importo mancante, notevole per un 16nne che studia e non lavora, non è in grado nemmeno chi chiedere un prestito ai suoi amici.

È così che si fa coraggio e racconta ai genitori l’accaduto. Il 16nne, accompagnato dai genitori, si reca presso la Stazione Carabinieri di Mantova, in via Chiassi, ove racconta la patita rapina e l’estorsione a cui è vittima. Viene formalizzata la denuncia.

I Carabinieri, durante l’escussione del minore, iniziano ad avere fondati sospetti sul potenziale autore del reato, ma continuano incessantemente l’opera di acquisizione di ogni utile dato per poter unire, successivamente, tutti i tasselli, e procedere poi nella redazione degli atti.

Viene organizzato dai militari un apposito servizio. La vittima, alla presenza dei Carabinieri, contatta il soggetto che possiede il suo cellulare, assicurandogli di aver trovato tutto il denaro richiesto. All’appuntamento fissato tra i due, c’è la partecipazione anche di un terzo soggetto: un ragazzo minorenne che abita proprio dove si sono dati appuntamento, ragazzo che deteneva il telefono cellulare e che lo avrebbe consegnato al suo complice solo dopo aver ricevuto il denaro dalla vittima.

Allo scambio denaro-telefono, però, oltre agli attori protagonisti della vicenda, ci sono pure i Carabinieri della Stazione di Mantova, che arrestano il soggetto in flagranza di reato poiché ritenuto responsabile, in ipotesi accusatoria, del reato di estorsione continuata aggravata in concorso.

La successiva perquisizione a carico del soggetto arrestato, un 22nne tunisino residente a Mantova, già noto alle Forze dell’Ordine, permetterà ai Carabinieri di rinvenire, oltre ai 170 euro trovati nella persona del fermato, una ulteriore somma di denaro pari a 1.085 euro, 5 grammi di sostanza stupefacente del tipo “Hashish”, due carte di identità ed una patente di guida intestati a cittadini vittime di rapine avvenute nei mesi scorsi.

Il presunto complice dell’arrestato, un 15nne mantovano, è stato denunciato alla Procura dei Minori di Brescia per lo stesso reato.

L’arrestato, al termine delle formalità di rito, è stato tradotto presso la Casa Circondariale di Mantova, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

Il procedimento penale si trova nella fase delle indagini preliminari, e l’eventuale colpevolezza dei soggetti dovrà essere accertata in sede di processo nel contraddittorio tra le parti.