MANTOVA Il pesante ko col Sangiuliano, il debutto casalingo col Novara, il bilancio sul mercato, gli obiettivi della squadra. Ha parlato un po’ di tutto il ds del Mantova Alessandro Battisti, nell’incontro con la stampa organizzato ieri dalla società. Dunque, senza troppi preamboli, a lui la parola.
Direttore, partiamo dall’attualità. Cos’è successo col Sangiuliano?
«È successo che speravamo di ottenere qualcosa di più. Non è accaduto per merito dei nostri avversari (ai quali faccio i complimenti per la vittoria) e per demerito nostro. Mi dispiace per i ragazzi e per il mister, che da mesi stanno facendo un grande lavoro».
Cosa non ha funzionato in particolare?
«Non siamo stati bravi a leggere determinate situazioni, a livello sia individuale che collettivo. Anche il direttore di gara ha commesso qualche errore. Eppure l’approccio non è stato sbagliato, ed anche in seguito la sensazione era quella di poterla rimettere in sesto».
Sabato si gioca al Martelli: può essere un motivo di pressione?
«Giocare nel Mantova è un privilegio che comporta anche degli oneri. La salvezza dell’anno scorso è passata come un fallimento, mentre per me è stato un miracolo. Anche i play off dell’anno prima non sono stati valorizzati come meritavano. Col Sangiuliano non abbiamo perso con degli “scappati di casa”, ma contro una squadra con meccanismi già oliati. È per dire che trovo esagerato considerare la partita col Novara come un’ultima spiaggia».
Lei come la inquadra?
«Come una tappa del nostro cammino di ricostruzione. Lo scorso anno abbiamo posto le fondamenta, ora dobbiamo mettere i primi mattoni. Abbiamo le idee chiare, il risultato è certamente essenziale, ma il vero punto focale è il nostro percorso».
La sorprende il malcontento della piazza?
«No. Conosco bene la mentalità del tifoso perchè lo sono stato anch’io. Capisco che le aspettative della gente siano alte. Però dall’altra parte bisogna considerare che c’è una società ben strutturata, competente e con obiettivi chiari e precisi. Sta a noi con i risultati, le prestazioni e il sudore portare la gente dalla nostra parte».
Si è sempre parlato di play off come obiettivo stagionale. Ora invece, a sentire giocatori e dirigenza, è diventato la salvezza: come mai?
«Per me sono tutte cag..te, scrivetelo pure. L’anno scorso tutti a dire che abbiamo disputato un brutto campionato… ma con tre punti in più avremmo fatto i play off. Quindi, di che stiamo a parlare?».
Cosa intende dire?
«Che quest’anno sulla carta abbiamo 16 squadre davanti a noi: le 14 che ci hanno preceduto nello scorso campionato (con Vicenza e Pordenone al posto di Sudtirol e Fiorenzuola), alle quali aggiungo Novara e Sangiuliano. Il nostro obiettivo, allora, è cercare di essere competitivi con tutte queste 16 squadre, lasciarcene dietro il più possibile e risalire posizioni».
Però il Mantova di quest’anno dovrebbe essere più attrezzato rispetto a un anno fa…
«È un Mantova diverso. O meglio: vogliamo crearlo diverso, come impostazione e mentalità. Io sono contento di come i ragazzi stanno cercando di assimilare le idee del mister. La strada è sicuramente in salita, ma sono convinto sia giusta».
Torniamo al mercato. Mai temuto di perdere Monachello?
«No. Il suo rinnovo non era semplice, ma ho sempre pensato che Mantova fosse il posto giusto per Gaetano e lui l’ha capito».
Capitolo Marone: rimpianti?
«No. Quella di utilizzare il portiere under è stata una scelta della società. Ho letto qualche sua dichiarazione discutibile, ma lui è un ragazzo esuberante mentre io ho 50 anni ed ho imparato a riflettere prima di parlare».
Tra i volti nuovi, c’è qualcuno sul quale è pronto a scommettere?
«Cito proprio Chiorra. È stato uno dei migliori portieri under della C, l’unico che l’Empoli non ha ceduto a titolo definitivo. È normale che l’eredità di Marone pesi. Noi abbiamo grande fiducia nelle sue qualità, e se gli altri non gliela danno dev’essere bravo a farsi bastare la nostra».
È tutto. Non rimane che battere il Novara…
«Ce provamo!».