MANTOVA Anche il mondo della scuola inizia a incrociare le strade del diritto, e talvolta la spunta producendo sentenze che vanno persino contro i pronunciamenti dei collegi docenti. È il caso di una studentessa di Mantova non ammessa alla prova di maturità, ma beneficiata da un pronunciamento d’urgenza del Tar di Brescia che ha rivisto la “bocciatura” degli insegnanti, ottenendo una duplice vittoria: verso i suoi insegnanti che la volevano “ferma” un anno, e verso la stessa prova di maturità, superata con la sufficienza piena.
È il caso di una 18enne frequentante l’Istituto tecnico economico “Pitentino”. Allo scrutinio di giugno, l’ultimo prima degli esami, non era stata ritenuta idonea ad affrontare la prova, trovandosi un 3 in matematica e un 4 in una delle lingue straniere: due gravi insufficienze che vanificavano l’impegno profuso anche attraverso lezioni private.
Tuttavia, anche altri studenti della stessa scuola erano stati ammessi, pur con gravi insufficienze. Cosa pensare allora, se non che su di lei poteva avere pesato anche una nota disciplinare presa durante l’anno che poteva avere “indispettito” il collegio docenti chiamato a valutarla?
Non poteva essere quella la ragione. Quella stessa nota contestata dai genitori della ragazza era infatti stata rimossa, ma il collegio, di stretta maggioranza (5 su 8 membri) alla fine ha votato per la non ammissione. Né è valso ai genitori chiedere la riconvocazione del consiglio per riesaminare quella decisione alla luce di varie contestazioni sollevate dalla stessa ragazza. Istanza comunque respinta.
A quel punto l’unica strada da prendere era quella delle vie legali affidate all’assistenza dell’avv. Alberto Benatti. Il quale senza perdere tempo inoltra un ricorso con procedura d’urgenza al Tar, chiamato a pronunciarsi coi minuti contati, data l’imminenza dell’inizio delle prove scritte a fine giugno.
Due i punti fondamentali affidati al giudice dalla ricorrente: intanto l’anamnesi generale del rendimento scolastico, e quindi il calcolo aritmetico delle insufficienze che hanno comportato arrotondamenti sempre per difetto. Intanto i voti: il giudice monocratico che si è pronunciato “con riserva” in prima battuta, prima del giudizio collegiale dei colleghi di sezione, ha accertato che il 3 in matematica era stato imputato senza parecchi decimali, mentre il 4,8 poteva benissimo essere commutato in cifra meno penalizzante. Per il Tar, insomma, quel 3 doveva essere un 4, e il 4 un 5. Il tutto anche alla luce dei quattro anni precedenti durante i quali la studentessa non aveva maturato debiti, nonostante le difficoltà affrontate negli anni del covid.
Risultato: il 30 giugno, alla “ pagellina” finale, la ragazza è stata giudicata matura dalla commissione con il voto di 60/100. Il minimo, certo, ma comunque la sufficienza.
Inutile il pronunciamento collegiale dei giudici bresciani emesso l’11 luglio, la cui decisione di ammissibilità alla prova d’esame era ormai stata superata dai fatti.