MANTOVA L’abitazione mantovana di un cittadino bengalese è stata perquisita nell’ambito di un’operazione coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo di Genova che ha portato all’arresto di un giovane bengalese. Il suo connazionale residente a Mantova è invece indagato a piede libero insieme a un altro bengalese che vive a Genova. In manette con l’accusa di terrorismo è finito Faysal Rahman, cittadino del Bangladesh di 21 anni arrestato a Genova. Il giovane risiede da più di due anni nel capoluogo ligure, dove lavora come operaio di una ditta in subappalto della Fincantieri di Sestri Ponente. La misura cautelare è scattata dopo mesi di indagini, partite nel 2021. Secondo gli inquirenti l’operaio faceva parte di un’organizzazione terroristica aderente ad Al Qaeda, chiamata Tehrik Taliban Pakistan, che ha come obiettivo dichiarato il rovesciamento del governo pakistano per fondare un emirato basato su una sua interpretazione della legge islamica. Rahman aspettava il permesso di soggiorno dell’Italia per tornare in Pakistan e unirsi alla lotta. Il 21enne si definiva sui propri account Facebook “Guerriero” o “Soldato di Dio” e “Amante di Al-Qaeda”.. Il giovane era una sorta di tuttofare, tanto che si era attivato per acquistare la bandiera dell’organizzazione terroristica di appartenenza e aveva divulgato attraverso la rete internet e le piattaforme di messaggistica istantanea quali WhatsApp e Telegram, azioni violente, riconducibili a gruppi terroristici. L’indagato ha aderito al gruppo informale denominato “Gruppo dei 20” (a sua volta promanante dal gruppo Facebook “20 mila discepoli”), composto da venti soggetti accomunati dal sentimento di affermazione assolutista, anche con metodi violenti, dell’Islam, inizialmente creato per la jihad contro gli indù. La Digos, seguendo l’indagato, ha scoperto che compiva attività di auto-addestramento, finalizzate al compimento di atti di violenza ovvero di sabotaggio di servizi pubblici essenziali, acquisendo in autonomia istruzioni sull’uso di armi da fuoco (in particolare sul fucile mitragliatore “AK – 47”) e sulle tecniche militari di combattimento. In rete l’arrestato manifestava la sua disponibilità al combattimento e al martirio creando e pubblicando video in cui ripete le parole di un canto del martirio in nome dell’Islam.
Foreign fighters e terrorismo internazionale a Mantova: vedi il precedente qui