Milano Picasso. Ma non il solito. Non (solo) il genio artistico e la figura maschile spigolosa. Alla luce dei parametri odierni.
La mostra “Picasso lo stariero” , da oggi e visitabile a Palazzo Reale di Milano fino al 2 febbraio, permette di approfondire altri aspetti dell’artista nato a Malaga. Esaminando alcuni suoi elementi vulnerabili. Quello, appunto, di vivere in un paese diverso da quello di nascita, come spiegato dalla curatrice Annie Cohen-Solal: nel 1940, infatti, Picasso chiede la naturalizzazione in Francia. Che gli viene negata. Nonostante sia da tempo un artista affermato. Ma ritenuto anarchico e d’avanguardia.
Grazie alle ricerche svolte dalla professoressa, estese agli archivi Picasso, sono emerse 4000 lettere inedite della madre. Che evidenziano tutta la fragilità del pittore. Negli archivi della polizia francese Cohen-Solal ha scoperto dossier sull’artista, dai quali emerge la sua condizione di precarietà.
A questo tema si collega quello che anima la rassegna “Poesia e salvezza” a Palazzo Te, sempre dedicata a Picasso. E al suo rapporto con la scrittura, con i poeti del suo tempo. Partendo però dalle Metamorfosi di Ovidio. Creando un nuovo dialogo, quello con Giulio Romano e la villa rinascimentale. Così il progetto espositivo mantovano – curato da Cohen-Solal e prodotto da Fondazione Palazzo Te con il Musée National Picasso Paris e la famiglia dell’artista – si dipana dalla sala degli Stucchi a quella degli Imperatori, per tutta l’ala napoleonica, attraverso documenti e dipinti. Una cinquantina di opere, importanti prestiti, lavori in molti casi inediti, che resteranno visibili al pubblico fino al 6 gennaio. Dall’apertura, lo scorso 5 settembre, la mostra ha ad oggi registrato quasi 10.000 ingressi.
L’esposizione “Picasso lo straniero”, coordinata in collaborazione con Cécile Debray, è progettata con Marsilio arte e realizzata con Mnpp e Musée National de l’Histoire de la Céramique.