PEGOGNAGA – Gli amministratori di Pegognaga non ci stanno a far passare il messaggio d’essere stati passivi di fronte all’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente che ha imposto l’aumento tariffario raccolta rifiuti del 6 per cento per le utenze domestiche e 5,7 per le non domestiche, benché il paese da anni sia virtuoso superando con la differenziata oltre il 90 per cento. Prima RiAttiviamo Pego, in sede di consiglio, poi il circolo Pd, avevano infatti attribuito agli amministratori immobilismo al cospetto dell’ingiunzione dell’istituto statale. Antonio Lui, vicesindaco, Giulia Caramaschi, assessore all’ecologia, Manuela Tirelli, assessore al bilancio, hanno perciò indetto una conferenza stampa con l’obiettivo di smontare il messaggio che la maggioranza sia stata imbelle nelle trattative e che in sede di bilancio potesse essa stessa, come sostenuto dal Pd, «farsi carico di questo aumento». Il quale, secondo il circolo Dem, distribuito in quattro anni «é di poco inferiore ai 200mila euro», con un picco di 79mila euro che verrebbe applicato nell’anno in corso. «Tutti d’accordo che Pegognaga non meriti un aumento delle tariffe – spiega l’assessore Caramaschi – ma il consiglio comunale era chiamato ad approvare Piano economico finanziario e tariffe; l’alternativa sarebbe stata non approvare il Pef mantenendo le tariffe del 2019 anche per il 2020, conguagliando la differenza sui successivi tre anni. La minoranza ha votato contro il Pef, astenendosi sulle tariffe. Noi abbiamo scelto invece di ottenere benefici a lungo termine anziché a breve». Ha sottolineato «Il divario tra le tariffe ’19 e ’20 é dovuto in parte alla scelta poco lungimirante fatta in passato: quella di utilizzare tutto l’avanzo generato dal Pef degli anni precedenti sulle tariffe ’19, abbassandole notevolmente, con un vantaggio a breve termine, anziché distribuire il beneficio su più anni». Altra puntualizzazione «Il costo del servizio deve essere interamente finanziato dalle tariffe; non é possibile mettere a carico del bilancio una quota parte del Pef. L’unica possibilità che é stata data ai comuni é quella di coprire con risorse proprie l’importo generato dalla sospensione della quota variabile per il periodo di chiusura Covid per le utenze non domestiche, anziché aggiungerlo tra i costi dei prossimi tre anni. Noi ci siamo avvalsi di questa facoltà».