Apindustria: “Situazione difficile, ma le aziende guardano avanti”

MANTOVA “Quando la situazione è piena di incertezze è importante parlare con chi tutti i giorni si trova davanti a problemi da risolvere e li affronta con entusiasmo e voglia di fare – ci racconta Elisa Govi, presidente di Apindustria Confimi Mantova, presentando i risultati di un’indagine su un campione di aziende associate – l’associazione ha pensato che fosse il momento giusto per dare la parola alle aziende e ascoltare il loro punto di vista sull’andamento della congiuntura”.
L’indagine è stata condotta con interviste telefoniche della durata da 15 a 30 minuti ciascuna che hanno coinvolto 250 aziende manifatturiere appositamente selezionate tra tutti i settori di attività con un organico da 15 e fino a 300 dipendenti.
“Ogni giorno leggiamo sui giornali, ascoltiamo la radio e guardiamo le notizie che ci raccontano una situazione basata su numeri, statistiche e sondaggi che difficilmente intercettano le opinion degli imprenditori delle piccole e medie industrie manifatturiere – aggiunge la presidente Govi – oggi presentiamo una relazione di sintesi che offre il punto di vista delle imprese e delle loro attività.
Le domande hanno riguardato non solo gli effetti sulle aziende della guerra in Ucraina ma anche cosa pensano le aziende degli aumenti delle materie prime e dei costi energetici o del mercato del lavoro.
“Dopo la pandemia la guerra: la maggior parte delle imprese ci ha detto che oggi è difficile vedere una luce in fondo al tunnel – sottlinea Elisa Govi – anche se gli imprenditori sono convinti che si arriverà ad una soluzione. Per tutti però non si tornerà alla situazione di prima della guerra e la luce in fondo al tunnel illuminerà un mercato completamente diverso, dove arriveranno solo le aziende davvero strutturate”.
L’indagine ha affrontato la questione dell’energia che è diventata una variabile impazzita nel mercato di oggi. La maggior parte delle aziende sono convinte di aver fatto la loro parte non solo dal punto di vista del controllo di gestione ma anche dell’ottimizzazione e degli investimenti in energie alternative. Adesso chiedono alla politica di prendere decisioni strategiche per il Paese. Una soluzione che emerge dall’indagine è quella di stabilizzare i prezzi energetici e di diversificare i punti di fornitura internazionali per aumentare l’autonomia energetica italiana. Inoltre se il nucleare è la soluzione del futuro occorre avere il coraggio di dirlo, se non lo è qual è l’alternativa?
“Sulle materie prime occorre attuare un controllo di gestione che tocchi non solo i costi della produzione ma anche quelli degli acquisti. Chi compra bene, produce meglio e mantiene i margini – aggiunge la presidente Govi – dopo il covid è arrivata la guerra: sembra che le emergenze non finiscano mai. Eppure come sempre gli imprenditori non pronosticano situazioni infauste ma chi non sarà in grado di attrezzarsi per affrontare le trasformazioni in atto rischia di sparire con una selezione che farà molte vittime tra le aziende.”
L’indagine ha affrontato anche il tema del credito che, dopo un periodo di “quiete covid”, sembra ritornare ad essere potenzialmente critico. Anche qui resisterà solo chi ha lavorato per essere pronto ad evitare i problemi e le difficoltà legate alle tempeste valutarie e al rialzo dei tassi.
“Vorrei aggiungere due ulteriori elementi critici: uno ormai cronico e l’altro invece che forse è quello che preoccupa di più – aggiunge Elisa Govi – il primo è un mercato del lavoro che ormai da anni non riesce a mettere insieme domanda e offerta e sta creando una generazione di giovani lavoratori che a volte preferisce la tranquillità di casa propria al mettersi in gioco non solo per cercare un lavoro ma per impegnarsi a mantenerlo. La seconda è l’effetto sui consumatori. Le famiglie sono preoccupate per gli aumenti e non hanno ancora percepito l’inflazione reale. Questo comporterà un rallentamento del consumo al dettaglio e quindi di tutta l’economia. Mai come oggi le difficoltà sono di sistema e devono essere affrontate con riforme strutturali che tolgano di mezzo tutti i blocchi che la burocrazia italiana impone al Paese”.
Dall’indagine emerge quindi un tessuto imprenditoriale che resiste e rilancia quando può ma che è fortemente preoccupato dell’evoluzione della situazione nel medio periodo. Senza certezze e senza interventi strutturali non si può uscire da questa situazione e la sensazione come al solito è di una politica che non faccia i compiti a casa ma studia o si applica solo prima dell’esame quando l’unico obiettivo può essere la sufficienza e non l’eccellenza.
“I risultati possono venire solo dal duro lavoro e dal sacrificio – conclude la presidente Govi – ma se da soli si è più veloci, come dimostrano gli imprenditori italiani, solo lavorando insieme si può arrivare lontano”.