MANTOVA È un pieno riscatto quello che arriva dalla Corte di giustizia Tributaria lombarda, sezione di Brescia, presieduta dal giudice Giancarlo De Simone, per l’imprenditore mantovano Piervittorio Belfanti, sul quale gravano da circa quindici anni indagini, accuse e condanne per reati fiscali. La sentenza bresciana, che ha trovato proprio ieri conferma in Cassazione, sancisce l’estraneità del 62enne imprenditore mantovano ai fatti a lui contestati disponendo la restituzione di tutti i beni sequestratigli. Parliamo di beni mobili e immobili per svariati milioni di euro, tra i quali figurano automobili “supercar”, uno yacht, immobili di prestigio, e comunque tutti i beni acquistati in epoca antecedente al quinquennio 2013-2017 per il quale Belfanti sta scontando una condanna a 9 anni dietro condanna definitiva per associazione a delinquere. Anche in tal caso tuttavia Belfanti si è sempre dichiarato estraneo ai fatti contestatigli, ma questo è un altro capitolo, che nulla ha a vedere con la sua riabilitazione per i reati fiscali.
La corte bresciana ha riformato “integralmente le sentenze di primo e secondo grado” condannando peraltro l’Agenzia delle Entrate al pagamento delle spese di giudizio in favore dell’appellante. E nelle motivazioni della sentenza peraltro riconosce che “la doglianza sollevata dal ricorrente Belfanti relativa alla carenza di motivazione degli atti risulta del tutto fondata”.
Vengono pertanto a essere annullate tutte le cartelle a suo carico per 11 milioni e 940mila euro nel riconoscimento di una istruttoria “difettosa” e non in grado di dimostrare ciò che invece aveva prodotto lo stesso Belfanti a sua difesa, esibendo documenti probatori circa tutte le movimentazioni di natura contabile e amministrativa.