MANTOVA – Un caso di West Nile Virus (febbre del Nilo) è stato segnalato a Mantova. Si tratta di un ultra 80enne residente nel Basso Mantovano ricoverato nei giorni scorsi al Poma. Le condizioni dell’anziano, che denunciava sintomi neuro invasivi, erano considerate inizialmente gravi, ma ora sarebbero in sensibile miglioramento. Sono così saliti a dodici i casi confermati di infezione da West Nile in Lombardia con il primo morto, un uomo di 85 anni con pregresse patologie ricoverato presso l’ospedale di Cinisello Balsamo. Gli episodi lombardi hanno allertato le strutture sanitarie regionali che hanno intensificato la vigilanza sui serbatoi e sui vettori dell’infezione. “L’infezione West Nile è causata da un arbovirus – spiega Nicola Taurozzi, ex Cts Osservatorio Europeo salute – trasmesso all’uomo dalla puntura di zanzare del genere culex autoctone. La malattia ha un basso tasso di mortalità. Nell’80% dei casi rimane asintomatica, nel 20% si presenta con sintomi di tipo influenzale e solo nelle forme neuro invasive (2 %) è responsabile di complicanze neurologiche come meningiti ed encefaliti talvolta mortali. Non esistendo cure o vaccini specifici il cardine della difesa si basa sulle misure di prevenzione come il monitoraggio di cavalli, uccelli serbatoi abituali del virus che può essere trasmesso alle zanzare culex. Utili anche la disinfestazione ordinaria con almeno cinque interventi delle aree verdi, il monitoraggio con ovitrappole delle zanzare culex infette gravide, la limitazione delle irrigazione dei giardini, l’eliminazione dell’acqua stagnante nei sottovasi, l’utilizzo di zanzariere e di repellenti. Una misura di prevenzione importante consiste nel preferire abiti lunghi con buona estensione di copertura del corpo soprattutto nelle ore serali e nelle ore notturne periodo della giornata in cui agiscono le zanzare culex a differenza delle zanzare tigre responsabile della dengue che agiscono invece nelle ore diurne. In base alle stime epidemiologiche che prevedono un picco dell’infezione dopo ferragosto andrebbe valutata la programmazione di una disinfestazione straordinaria delle aree geografiche più a rischio”, conclude Taurozzi.









































