MANTOVA – D’accordo, il più è fatto: sono stati decisivi per mettere mano al recupero di Palazzo del Podestà i 9 milioni del governo Renzi stanziati nel 2016, e senza dei quali l’intero complesso monumentale sarebbe ancora ingabbiato come nei giorni tragici del post-sisma.
In parte lo storico palazzo medievale ha beneficiato dei fondi governativi stanziati per le aree terremotate, e in parte del “bonus una tantum” di Renzi, ma quei soldi sappiamo non sono bastati a finire nemmeno il primo lotto funzionale, che da un preventivo di 10 milioni circa è sforato – anche a causa delle continue varianti apportate ai progetti dalla Soprintendenza – oltre la soglia dei 20 milioni. E non basteranno.
Come assicurato dall’assessore ai lavori pubblici Nicola Martinelli, oggi l’edificio è sano e staticamente guarito. Ma per poterlo utilizzare (e invero ancora non si sa bene come e per che cosa) serve dare corso al secondo lotto di interventi: quello da 9,6 milioni, che ad oggi in cassa non ci sono. Per questo del Podestà, stanti i bilanci previsionali, si potrà ricominciare a parlare nel 2025, salvo bandi provvidenziali.