MANTOVA Un primo evento violento perpetrato lungo le scale tra il pianterreno e il locale cantina seguito poi, verosimilmente a distanza di circa un’ora, da un secondo episodio delittuoso consumato stavolta nel soggiorno di casa, sempre per mano del medesimo aggressore stando alla ricostruzione investigativa, e quindi conclusosi con la morte della vittima. Questo in sostanza quanto evintosi all’esito delle risultanze tecnico-scientifiche effettuate dai carabinieri del Ris di Parma nell’abitazione di Anna Turina, la 73enne uccisa a Malavicina di Roverbella il 9 dicembre 2021, sulla scorta delle numerose tracce ematiche e biologiche da loro rinvenute e repertate sulla duplice scena criminis, sei giorni dopo il delitto.
A tracciare questo particolare quadro, ieri pomeriggio davanti ai giudici della Corte d’Assise di Mantova, è stato il maggiore dell’Arma Nicola Staidi, comandante del Nucleo intervento operativo dei Ris, sezione biologia, nel corso della nuova udienza dibattimentale del processo che vede sul banco degli imputati con le accuse di tentato omicidio e omicidio volontario pluriaggravato il 54enne veronese Enrico Zenatti, unico presunto responsabile dell’assassinio della suocera.
Secondo quanto argomentato dal teste infatti, in risposta alle domande postegli a turno dal pubblico ministero Giulio Tamburini, dall’avvocato di parte civile Massimo Martini (in rappresentanza della moglie e del cognato dell’imputato) nonché dai difensori del 54enne, gli avvocati Andrea Pongiluppi e Silvia Salvato, il primo evento sarebbe constato in un aggressione messa in atto nel vano scala, tra piano terra e seminterrato, e comportante precipuamente una ferita al capo da arma da taglio lunga ben 37 centimetri, con conseguente particolare concentrazione di materiale ematico percolato e rinvenuto sul pianerottolo tra le due rampe di scale. Questo anche a riprova della consistente quantità di capelli dell’anziana ritrovati sul gradino intriso di sangue nonché delle macchie impresse per accostamento della tempia sulla parete e compatibili con la precedente ferita infertale. In sostanza una volta attinta all’altezza del nervo vago l’anziana, perdendo i sensi, sarebbe quindi caduta in avanti finendo per poggiare rovinosamente la testa tra pianerottolo e muro. Ripresi i sensi sarebbe dunque così risalita al primo piano ma per effetto della coagulazione del sangue, trascorsi diversi minuti, senza lasciare una scia ematica sui gradini ripercorsi a ritroso.
Per quanto concerne invece il secondo evento, collegato al precedente dal cosiddetto teleologico, occorso nella sala-soggiorno della villetta al civico 6 di via largo Puccini, i rilievi scientifici condotti dai militari del Reparto investigazioni scientifiche analizzando le copiose tracce rinvenute nella parte anteriore del tavolo di legno posizionato vicino al punto ove era stata soccorsa la 73enne avrebbero infatti delineato proiezioni di flusso di sangue determinate solo da recisione di un vaso arterioso o venoso – come in effetti verificatosi in tale caso di specie al collo della 73enne – oltre ad altre varie macchioline più fini, anche sul soffitto, e prodotte dal movimento veloce di un’arma bianca brandita e insanguinata come quella, stando sempre all’ipotesi inquirente, utilizzata quel pomeriggio di quasi un anno fa da Zenatti per sgozzare la suocera a cui era stata recisa la carotide e la vena giugulare.