MANTOVA Il tema sanità e le sue criticità a livello provinciale sono sempre più al centro di un dibattito nel quale gli addetti ai lavori non nascondono le proprie perplessità e preoccupazioni. A esprimere il proprio pensiero in questo ambito è anche il presidentedell’associazione “Cuore amico” e dell’associazione “Spazio accoglienza”, Luciano Chinaglia che è intervenuto nei giorni scorsi a un incontro svoltosi nella sede del Club delle Tre Età a Mantova.
«Sono più di trenta le associazioni – spiega Chinaglia – che operano nel settore della sanità, iscritte all’albo specifico, e sono a stretto contatto con il “Carlo Poma” di Mantova. A noi viene sempre chiesto di fornire un apporto ai servizi che l’azienda propone. Un apporto che è determinato a seguito della mancanza di personale dai medici, ai capo sala e agli infermieri».
«Mi accorgo spesso – sottolinea il presidente di “Cuore amico” – che con la mia associazione riuscire a fare prevenzione nei riguardi delle patologie cardiovascolari non è sempre facile. Riuscire, in particolare alle persone giovani, a far cambiare stile di vita per evitare i rischi può essere una sorta di garanzia per quando sei giunto ad un’età avanzata. Ma chi fa prevenzione oggi? L’Ats, mi spiace doverlo evidenziare, non la si vede quasi mai».
“Prevenzione” significa, specifica Chinagli nel suo intervento, «vuol dire movimento, camminare. A tal proposito ci sono associazioni che si prestano a far questo lavoro di promozione dell’attività motoria, ma poi, molto spesso non trovano un locale o all’interno dell’azienda o del Comune dove poter svolgere la propria attività. Molte nostre associazioni che lavorano in campo ospedaliero non riescono a trovare uno spazio, una sede dove incontrarsi con i propri volontari ed associati. Capita a volte che per fare questo si debba chiedere l’ospitalità ad altre associazioni che dispongono degli spazi adeguati o al bar o da qualche altre parte».
In definitiva, sottolinea, «ci sono realtà del mondo del volontariato che vogliono esprimere il proprio potenziale che molto spesso non riescono a trovare i canali giusti o le opportunità giuste per farlo. Un fenomeno accuito a seguito del Covid e la mancanza di volontari per garantire i servizi allestiti. Su questo fronte bisognerebbe investire, magari coinvolgendo i giovani. Sono venuto a conoscenza di un’azienda che un giorno alla settimana, retribuito, consente al proprio dipendente di dedicarsi al volontariato. Questa è un esempio che andrebbe ampliato ad altre imprese», conclude il presidente di “Cuore amico”.