MANTOVA – Con le prime escussioni testimoniali si è di fatto aperta ieri la fase dibattimentale del processo per maltrattamenti di animali istruito a carico di Mario D’Amico, 61enne barese difeso dall’avvocato Benedetto Valerio del Foro di Cassino, titolare del circo Busnelli Niuman. La vicenda è quella di Bambi, l’elefantessa sequestrata nel marzo del 2023 quando il circo era accampato ad Asola. Secondo i veterinari e i carabinieri forestali, che dopo un’ispezione avevano posto il pachiderma sotto sequestro, lasciandolo però in custodia al circo stesso, Bambi era stata costretta a vivere in un ambiente sporco e non conforme ai suoi bisogni etologici. Il sequestro era stato disposto dal gip, ma nonostante il provvedimento l’imputato avrebbe continuato a farla esibire ugualmente. Questo aveva portato a una nuova indagine e a una seconda accusa nei suoi confronti per violazione di sequestro giudiziario. Chiamati a riferire ieri in aula, innanzi al giudice Stefano Ponti, sono stati il maresciallo dei carabinieri forestali e il veterinario dell’Asl, entrambi testimoni del pubblico ministero, i quali hanno confermato come le condizioni ambientali in cui era stata detenuta l’elefantessa all’interno del circo erano incompatibili con le sue caratteristiche etologiche. Secondo la Lav (Lega Anti Vivisezione), costituitasi parte civile unitamente a Enpa (Ente Nazionale Protezione Animali) «le testimonianze hanno confermato come Bambi non avesse la possibilità di usufruire di aree esterne né di arricchimenti ambientali, costretta a vivere in mezzo a un’esigua quantità di paglia e nelle sue stesse deiezioni».






































