MANTOVA È il braccio destro di Giorgia Meloni, il numero due di Fratelli d’Italia. Ieri a Mantova per prendere parte a un incontro pubblico al Mamu sulle politiche agricole comunitarie, l’on. Carlo Fidanza non ha eluso anche di dare uno sguardo sulla situazione politica mantovana e non.
On. Fidanza, lei viene dal settore agricolo: ha ricoperto un ruolo in commissione agricoltura al parlamento di Strasburgo. Restando in tema agricolo, che è l’argomento dell’incontro del Mamu, cosa dire agli agricoltori mantovani, sempre inviperiti verso l’Unione europea?
«L’attuale proposta della nuova Pac va radicalmente modificata. Non deve pagarlo l’agricoltura il conto della Brexit, dove i tagli andrebbero a incidere per 3 miliardi sull’Italia. Fratelli d’Italia da sempre sostiene il comparto agricolo e la difesa del made in Italy».
Questo potrebbe non caratterizzarvi. Anche la Lega spinge per non importare prodotti nordafricani e altro. Voi come pensate di tutelare l’agricoltura italiana?
«Gli accordi di libero scambio coi paesi in via di sviluppo sono stati molto negativi per noi. Anche Fd’I è stata in prima fila contro le arance marocchine, l’olio tunisino e il riso cambogiano. Io stesso sono stato autore della prima interrogazione sul riso cambogiano. Dire di no a pratiche commerciali deleterie non basta: occorre rafforzare la filiera. Ora la Lega è al governo e detiene il ministero agricolo; dunque, lo faccia. Noi avremmo voluto, nella logica della filiera, un ministero per l’agro- alimentare per tenere insieme produzione, trasformazione e distribuzione. La Lega invece ci ha messo il turismo».
A proposito di Lega, non si capisce se sia il carroccio a corteggiare la Meloni o viceversa. Lei cosa crede?
«Noi non corteggiamo nessuno. Sosteniamo Salvini quando fa cose buone sull’immigrazione, e lo critichiamo senza sconti per i suoi compromessi al ribasso con i 5 Stelle sui temi economici, dalla flat tax al reddito di cittadinanza o alla Tav. Già con queste europee vorremmo stabilire le basi di una alternativa di governo, sostituendo il tandem Salvini-Di Maio con un Salvini-Meloni».
E Berlusconi niente?
«Le europee sono il terreno di maggiore divisione da Forza Italia. Loro stanno con la Merkel; noi stiamo costruendo il più grande partito dei sovranisti e dei conservatori europei».
Passaggio mantovano: qui si è raggiunta l’intesa per la coalizione piena di centrodestra (salvi pochi casi). Perché avete deciso quasi sempre di correre coi simboli?
«Le vere liste civiche possono essere un valore aggiunto, ma l’architrave sono i partiti organizzati perché possono garantire un collegamento fra i livelli locale, regionale e nazionale. Come dimostrano poi i risultati delle ultime regionali, il centrodestra unito vince ma soltanto Fd’I e Lega crescono».
E come spiega allora il siluramento leghista della vostra mozione sulla famiglia ieri alla Camera?
«È il segno che questo governo è al capolinea. Se le mediazioni al ribasso di Lega e 5 Stelle arrivano a toccare i valori fondamentali, vuol dire che l’unico loro collante è il potere, non il cambiamento».
Onorevole, non pensa che si tratti del solito caso di vasi comunicanti? Cosa direste per allargare i confini, e pescare nel vero partito di maggioranza, il “non voto”?
«Intanto i confini li stiamo già allargando. Da settembre a oggi sono decine in tutta Italia i movimenti, le associazioni e le personalità che hanno aderito all’appello di Giorgia Meloni. Il nostro punto distintivo è la coerenza, e siamo convinti che anche tanti che non votano più possano tornare a farlo votando per noi».