In ferie e viaggiare con intoppi. Sognare d’essere già in vacanza

MANTOVA – Sì capita, dai! Stare in ferie e viaggiare con intoppi, cantieri, ritardi, code e poi treni spariti e colonne smarrite. Un piccolo rimedio mentale c’è: fare finta, e quindi sognare, di essere già in vacanza. Anche a dieci minuti da casa, anche a dodici minuti dalla partenza. A volte funziona, ti metti il cuore in pace e scopri panorami e casali, orizzonti e campagne che forse prima non avevi mai notato così. Lo diceva anche Montale, Eugenio, il poeta ermetico e il giornalista saggista. Il bello di fare turismo a pochi chilometri da casa. Io mi esercito subito tra Carpi e Modena svincolo A22-A1 dove spesso, molto spesso, quasi sempre nelle ore canoniche, c’è coda per immettersi dalla Brennero – si fa per dire il Brennero è assai lontano da Campogalliano – all’autostrada del Sole, anche qui si fa per dire a volte sole, a volte nubi, a volte nebbia a volte malinconia.

Eh, niente ti metti a rimirare i capannoni della città dei bilanciai e sogni di volare oltre la coda con occhio attento al veicolo che ti precede. Ma anche a quello che ti segue. Non si sa mai. Bella condanna per i mantovani che vogliono e debbono andare a sud dal proprio territorio e debbono sfidare e superare il nodo scorsoio del tratto Carpi-Modena, due corsie che diventano una nella immissione verso Bologna e verso Reggio-Milano, e un traffico anche pesante che non è più ovviamente quello di quaranta o venti anni fa.

E allargare l’immissione? Non sarebbe male. Intoppi e toppe. Certo fare la Bologna Ancona Pescara, con gli intoppi soliti tra Faenza e Rimini o tra Roseto e Grottammare, non è come fare la Borgoforte Boccadiganda che -se devo dire- anche questa via Argine Po ha il suo “perché” tra vedute e curvette.

Prepariamoci spiritualmente al viaggio sognando la vacanza dopo i primi cinque chilometri. È un buon rimedio. O almeno un tentativo. E ricordiamoci che la buona educazione sta bene anche in ferie, sia pur tra inconvenienti e code, tra intoppi e possibili toppate.

In automobile cerchiamo di non farci sopraffare dalla voglia di primato: e lasciamoli passare quelli che hanno fretta tanto prima o poi arriviamo anche noi. Evitiamo di clacsonare alla prima incertezza del concorrente di corsia e pensiamo sempre che anche loro hanno i loro pensieri e i loro problemi. Stanno andando in ferie anche loro o magari -diversamente da noi- stanno pure lavorando mentre noi andiamo a zonzo. Attenti a mettere le frecce quando servono ed evitiamo le frecciatine pure con sguardo malevolo se la nonna o il nonno di turno al volante della vettura in soprasso non è così veloce negli scatti, perché come diceva mia nonna Margherita provate voi ad arrivare ad 85 anni belli svegli svegli. L’e na roda ca gira, aggiungeva saggiamente. Educazione anche nelle aree di servizio e di rifornimento. Se quello davanti sta facendo rifornimento di carburante non è obbligatorio che noi ci andiamo proprio nel baule per conquistare 30 secondi di tempo e all’autogrill vediamo di non posteggiare proprio all’imbocco dell’ingresso magari al posto di quelli che per disabilità o necessità avrebbero e hanno più diritto di noi a mettersi vicino alla porta. La buona educazione non deve mai andare in ferie. Anche in treno. Fammi scendere, prima di voler salire a tutti i costi, perché altrimenti rimaniamo incastrati tu ed io e i nostri trolley nella porta del Freccia, cosa che non accade nei regionali perché, come si sa, lì più che porte ci sono portoni e possono saliscendere quasi plotoni con relative biciclette e zaini. Invoco una sana e retta buona educazione trenistica.

Anche nella ressa sul treno per il mare ci può essere qualche sprazzo di umana felicità. Come quella volta sul treno per Cervia, di sabato d’agosto. Era e faceva molto quel sabato di inizio agosto e la stazione centrale di Bologna fa il suo lavoro di stazione centrale di Bologna: lo snodo di un mondo in viaggio, il crocevia ferroviario di un intero Paese e anche più.  C’è chi corre, c’è chi beve un cappuccino al bar, c’è chi sfoglia un giornale e c’è chi cerca il binario sui tabelloni elettronici, tra ritardi annunciati e numeri che cambiano continuamente.

I treni da Torino hanno un ritardo medio di 40 minuti per un guasto sulla linea. I viaggiatori sbuffano come le locomotive del secolo scorso. Ma è un tranquillo sabato caldo d’agosto in cui tanti vanno in vacanza.  Al terzo binario un assembramento speciale, una selva umana: teste che emergono a malapena dagli zaini, sacche e valigie, nonni e ragazze, giovani in gruppo e coppie in cerca di relax, intere famiglie anche allargate che vanno in vacanza. È il treno per il mare, è il Regionale veloce con destinazione Rimini che sta per essere assaltato da un numero di passeggeri doppio rispetto ai posti a sedere.

Carrozze da treno regionale in parte dipinte in parte imbrattate. Ma è il treno per il mare: tutti sopra. La salita è lenta e complicata: c’è chi porta zaini che sembrano delle tende da accampamento, c’è chi ha trolley giganteschi, chi sale con la bicicletta e la famiglia dall’alto Piemonte, ma con accento pugliese, con quattro figli al seguito. Il treno è già pieno e c’è ancora gente sul marciapiedi del binario. Il fischietto non può fischiare la partenza.  Il nonno si appoggia ad una poltrona nel corridoio, gruppi di ragazzi si accampano nelle aree di passaggio davanti alle porte del treno e non si arrischiano nemmeno di cercare un posto nei vagoni. L’aria condizionata funziona: meno male sennò questo treno per il mare sarebbe stato un forno per la riviera.

C’è anche una soave voce registrata che sembra provenire dall’al di là ci dà il benvenuto sul treno per il mare, il Romagna Live, credo. Ma non si sente bene. Quattro ragazzine milanesi addentano bianchissimi tramezzini al prosciutto cotto. “Mamma devo andare in bagno”. “Sofia, aspetta un po’ come arriviamo, andiamo in bagno”. Rimini è ancora lontana un’ora e mezzo. Un’impresa qui andare in bagno, bisognerebbe saltare un’intera folla. Una professoressa di lettere, si vede, fa i complimenti alla ragazzina che siede di fronte che legge un libro.  Il nonno telefona al fratello e lo avverte che fra un po’ arriva a Rimini: “Dove ci vediamo?” sillaba un po’ ad alta voce. Si sente la risposta. “Là davanti”. Due ragazzi con la passione della palestra, si vede dalle canotte e dalle spalle, navigano sullo smart tra video e foto in cerca di istruzioni su come disegnare bicipiti e addominali.  “Siamo in arrivo alla stazione di Bagnacavallo” annuncia l’altoparlante.

È il treno del mare che passa da Ravenna e che tocca Solarolo, Russi, Lugo e poi giù Lido di Savio Lido di Classe insieme, Cervia Milano Marittima e poi Cesenatico Bellaria Igea Marina, solo a sentirli o a pronunciarli questi nomi ti sembra di essere già stato al mare. Sei già abbronzato. E il treno del mare sferraglia verso Rimini dove farà scendere la folla restante e festante in cerca di sole con la pelle già incremata.  Sognare di essere già in vacanza.