MANTOVA Ieri mattina, un momento storico per la città di Mantova: l’urna della Beata Osanna Andreasi, compatrona della città, è stata aperta e il suo corpo incorrotto sarà da ora esposto stabilmente alla venerazione dei fedeli. Dopo oltre un secolo celata da un paliotto, l’urna, collocata nel transetto sinistro del Duomo, è ora visibile grazie a un accordo con la Diocesi di Mantova. Un pannello illustrativo affianca l’esposizione, offrendo ai visitatori uno sguardo sulla vita e la spiritualità di una figura che continua a ispirare devozione. Rosanna Golinelli Berto, responsabile di Casa Andreasi, sottolinea il valore simbolico di questa apertura: «È una forma di divulgazione e sensibilizzazione verso una figura che, pur vissuta tra il 1449 e il 1505, ha mantenuto viva la sua memoria nei secoli. Osanna incarna una santità moderna, vicina alla definizione del Papa di “santi della porta accanto”. Pur essendo una mistica e consigliera della corte dei Gonzaga, ha mostrato sempre una grande generosità verso i poveri, un tratto che la rende ancora attuale». Osanna nacque a Carbonarola in una nobile famiglia e si distinse fin da giovane per le esperienze mistiche, i miracoli e il dono della profezia. Fu consigliera della corte Gonzaga e si dedicò alla preghiera e alla carità. La sua vita si concluse nel 1505 nella casa paterna di via Frattini, oggi sede dell’Associazione per i Monumenti Domenicani. La figura della Beata Osanna è legata a episodi significativi della storia mantovana, come ricorda ancora Golinelli Berto: «Isabella d’Este attribuì alla preghiera di Osanna la nascita di Federico II Gonzaga, definendolo “figlio d’orazione”. Questo legame profondo con i Gonzaga dimostra quanto fosse amata e stimata, non solo come mistica, ma come donna di profonda umanità». A seguito della soppressione dei conventi, le spoglie della Beata furono traslate più volte fino al 1814, quando trovarono collocazione definitiva nel Duomo. Ora, l’esposizione permanente segna un passo avanti anche nell’iter per la sua canonizzazione, come evidenziato da Don Massimiliano Cenzato, parroco del Duomo e direttore dell’Archivio Storico Diocesano: «L’esposizione rende la Beata più presente nella vita dei fedeli, un invito a scoprire una santità vissuta nel quotidiano. La testimonianza del culto nei secoli è fondamentale per il processo di canonizzazione, e questa visibilità permanente rafforza il legame con la comunità cristiana». Dal 2022, la Diocesi e l’Associazione per i Monumenti Domenicani lavorano per raccogliere la documentazione necessaria per riaprire il processo di canonizzazione, interrotto nel XVII secolo. La diocesi ha nominato come postulatore della causa padre Gianni Festa, domenicano, che sarà coadiuvato da un gruppo di esperti: le accademiche Gabriella Zarri, Alessandra Bartolomei Romagnoli e Angela Ghirardi, oltre a Don Massimiliano Cenzato. «Stiamo completando una raccolta di studi e testimonianze – spiega Golinelli Berto – che confluiranno in una “positio”, elemento fondamentale per attestare la continuità del culto». Antonia Bersellini Baroni