Mantova perderà 5mila lavoratori nei prossimi 10 anni. E’ tra le province meno “vecchie”

MANTOVA Invecchiare tutti ma invecchiare meno. Nei prossimi 10 anni in Italia ci saranno tre milioni di persone in meno in età lavorativa. Tra le province che sentiranno meno questo gap generazionale c’è quella di Mantova. Nella graduatoria stilata dall’Ufficio Studi della Cgia di Mestre, la nostra provincia è al 103° posto su 107. Secondo l’analisi dei dati da parte dell’Ufficio Studi, la popolazione nella fascia d’età 15-64 anni passerà dagli attuali 259.461 ai 254.486 nel 2035, per un calo di 4.975 unità, pari a -1,9%, una delle percentuali più basse a livello nazionale, la cui media è invece -7,8%. Le proiezioni demografiche indicano che, entro i prossimi dieci anni, la popolazione in età lavorativa presente in Italia diminuirà di quasi 3 milioni di unità (precisamente 2.908.000) All’inizio del 2025 questa fascia demografica contava 37,3 milioni di persone; si prevede che la platea nel 2035 scenderà a 34,4 milioni. Tale calo è attribuibile al progressivo invecchiamento della popolazione: con un numero sempre più ridotto di giovani e un consistente gruppo di baby boomer prossimo all’uscita dal mercato del lavoro per raggiunti limiti d’età, il nostro Paese rischia lo “spopolamento” della coorte anagrafica potenzialmente occupabile. Va sottolineato che tutte le 107 province italiane monitorate in questo studio registreranno entro il prossimo decennio una variazione assoluta negativa, confermando che il fenomeno colpirà indistintamente tutte le aree del Paese. Se si considera il declino demografico insieme all’instabilità geopolitica, alla transizione energetica e a quella digitale, nei prossimi anni le imprese sono destinate a subire dei contraccolpi molto preoccupanti, e le più penalizzate saranno le piccole e medie imprese, che già da qualche anno in tutto il Paese le imprese denunciano grosse difficoltà nel reperire personale qualificato da inserire nei propri organici. Per quanto riguarda le medie e grandi imprese, invece, la problematica potrebbe risultare meno rilevante: grazie alla possibilità di offrire salari superiori alla media, orari flessibili, benefit e pacchetti significativi di welfare aziendale. Ad avvantaggiarsene potrebbero essere solo le banche grazie a una maggiore inclinazione al risparmio rispetto alle altre coorti anagrafiche, la popolazione anziana potrebbe incrementare il valore economico dei propri depositi, favorendo così le istituzioni creditizie.