MANTOVA – Si fa un gran parlare di nuovi e numerosi sbarchi di profughi (clandestini secondo altri), ma le rendicontazioni della Prefettura, con la quale il Comune è in costante contatto (l’ultima occasione, lo scorso 20 giugno per la “Giornata del rifugiato) tranquillizzano un po’ tutti: al momento non sono attesi nel mantovano nuove richieste di collocazione. Rispetto al 2016, quando in tutta la provincia si era arrivati a quota 1.000, oggi quel numero si è ridotto a 300, e l’input degli ufficiali di governo è che non si creino nuovi posti.
«Questo mi hanno detto in Prefettura – assicura l’assessore al welfare Andrea Caprini – precisando che non saranno creati nuovi posti, dato che non sono previsti nuovi arrivi. Qualora pure dovesse essere mandato nel mantovano qualcuno, si tratterebbe pur sempre di situazioni gestibili con i posti attualmente disponibili».
Il Sai (“sistema di accoglienza e integrazione”, che ha preso il posto dell’ex Spar) parla peraltro di piccoli numeri: 56 posti su tutto il territorio provinciale nella rete, con Mantova capofila dei cinque comuni che hanno aderito alla rete, ovvero il capoluogo, San Giorgio Bigarello, Castiglione delle Stiviere, Guidizzolo e Medole.
Non solo. Per Caprini ci sono anche percentuali che assicurano l’inesistenza del problema e l’infondatezza di tanti timori: «Abbiamo constatato che di tutti gli arrivi, il 75% esce dal programma di accoglienza trovando soluzioni abitative autonome, e addirittura il 90% di essi, al termine del programma, ha una situazione lavorativa autonoma», conclude Caprini.