MANTOVA Come un libro stampato. Questo, a grandi linee, il commento generale alle dichiarazioni del sindaco Mattia Palazzi nell’intervista rilasciata alla Voce. Nella quale il plenipotenziario di via Roma, senza troppi giri di parole, si propone per il bis. Manca ancora un anno ma il buon Mattia si affida al detto “chi ha tempo non aspetti tempo”. Soprattutto per scoraggiare eventuali concorrenti, ammesso e concesso che qualcuno trovi la voglia, ma soprattutto il coraggio, di entrare in lizza. Sembra riproposta la storia di Alfredo Binda, pagato per non disputare un giro d’Italia perchè troppo forte. E per arrivare ai giorni nostri, voilà la signora Juventus che al termine del girone d’andata ha un vantaggio incolmabile sugli inseguitori. Insomma, Mattia Palazzi -non sappiamo per chi faccia il tifo- accostato ad Alfredo Binda o alla Juventus, non è un’iperbole. Quello che ha fatto, assieme alla sua squadra, è sotto gli occhi dei mantovani che magari votano da tutt’altra parte ma riconoscono la bontà della sua gestione.
Intendiamoci, il sindaco che si ripropone, non è ancora santo: duro, spietato all’occorrenza ma pure capace di ascoltare, di mediare, di indirizzare il gruppetto di sbarbati che compongono la Giunta. Un uomo solo al comando ma che lavora in sinergia: a mio parere bisogna fare così, che ne dite? E in questo modo la Giunta va avanti senza troppe fibrillazioni: se ci sono e ci saranno, momenti di discussione, di qualche contrasto, gli stessi saranno risolti per unanime accettazione, coram populo. Nell’intervista, Palazzi ha elencato quanto è stato portato a termine: tanta roba, quasi da non credere. Opere rimaste incompiute per anni ed ora concluse o avviate al rush finale: in definitiva Mantova sta cambiando faccia. E ad ammetterlo è la maggioranza dei cittadini che superano conflitti di partito e guardano all’interesse collettivo della città. Come dovrebbe essere per tutti. Pianificato dunque, a meno di sorprese che per ora non ci vengono in mente, il futuro di Mantova targata MP 2 2020 è già disegnato.
A volte ritornano. Il nostro mestiere -quello di giornalista per intenderci- è abbastanza complicato. Hai appena finito di scrivere che la strada che attende Palazzi è in pianura e poi leggi di una neonata associazione che comprende, fra gli altri, l’ex sindaco Gianfranco Burchiellaro e l’ex presidente della Regione Lombardia, Bruno Tabacci. Si chiama Ponte dei Mulini e per ora si limita a discutere i problemi della nostra città. Magari, in futuro si potrebbe pensare anche a una formazione in grado di scendere in campo per amministrare la città. Burky -diminutivo rapido, sbrigativo di Burchiellaro- ha esperienza; Tabacci idem e quindi l’aggregazione potrebbe prendere piede. La presentazione della lista, pardon dell’associazione, avverrà il 16 gennaio alle ore 21 presso il bar Hemingway di via Principe Amedeo (non possiamo giurarlo ma nella scelta della location dovrebbe esserci lo zampino del Burky, noto stelle e strisce). Ponte dei Mulini e passerella di Fiera Catena a confronto: la mantovanità innanzitutto.
Nel frattempo abbiamo voltato anno. Nessuna sorpresa: mangiate superbe, brindisi con la cadenza di una mitragliatrice ma complessivamente -e questo grazie agli angeli custodi delle forze dell’ordine, dai vigili del fuoco, ai carabinieri, dalla questura alla finanza- una fine e un avvio d’anno secondo tradizione. Adesso è dura riprendere ma sarà opportuno rimettersi in movimento: l’Italia intesa come paese, ha molto da fare per stare al passo con le altre nazioni. Di nuovo mal di pancia fra Lega e Cinque stelle ma non è una grossa sorpresa, per cui torniamo ad occuparci delle cose di casa nostra. Nei giorni scorsi, transitando da piazza Sordello, a momenti ci prendeva un colpo: ruspe e camion in azione in pratica davanti alla questura: vuoi vedere che finalmente viene cancellata la passeggiata archeologica? Magari. Invece no: gli operai erano al lavoro per smantellare il palco del concerto di San Silvestro. Peccato: sarà per un’altra volta.
Abbiamo partecipato, in spirito, al funerale della banconota da 500 euro che cessa la produzione. Nemmeno una lacrima: i 500 euro li abbiamo visti solo in foto di repertorio e in qualche filmato Rai che raccontava di irruzioni della polizia nei covi dei banditi o di esportatori di pecunia. Stampata per pochi intimi, ha avuto, com’era facile immaginare, vita breve. Sarebbe da medagliare chi ha avuto questa brillante trovata. Ma dove trovare i soldi per le migliaia di onorificenze che andrebbero distribuite? L’Italia non è solo paese di santi, poeti e navigatori: c’è pure l’associazione degli inventori che pressoché quotidianamente, escogitano, non sempre a fin di bene, trovate ingegnose per loro ma non per chi le subisce. L’ultima arriva da Moglia dove una coppia di novantenni ha ricevuto la visita di due finti tecnici che li hanno consigliati di mettere in frigorifero monili d’oro e contanti per evitare che il mercurio contenuto nell’acqua li rovinasse. Gli anziani coniugi hanno abboccato mentre i due lestofanti si sono squagliati con un bottino che si aggira sui 4.000 euro. Occhio dunque.
Alberto Gazzoli