MANTOVA Sebbene sia passato qualche giorno, non nasconde di essere ancora sotto shock per quanto capitatole. Nonostante questo ha deciso di raccontare alla Voce quella che non può essere derubricata a semplice disavventura, in quanto c’è chi ha davvero rischiato di morire nel terribile incendio che ha devastato l’aeroporto Fontanarossa di Catania. Tra le persone in attesa di imbarcarsi c’era anche la mantovana Lorna Campari. Insieme alle due figlie, Erika e Chiara, aveva trascorso qualche giorno di vacanza nel siracusano e domenica sera aveva raggiunto l’aeroporto etneo dopo aver restituito l’auto a noleggio. Il suo volo era alle 6, ma per evitare di trascorrere la notte in giro per la città aveva deciso di portarsi anzitempo nella sala d’attesa al piano terra del Terminal A. Si è così accomodata con le figlie vicino al gate per attendere l’imbarco, che avrebbe dovuto avvenire alle 5, quando a un certo punto ha notato delle fiamme che cominciavano a divampare dalla parte opposta. L’inferno era appena iniziato. In pochi istanti il soffitto del Terminal era già avvolto da una nube nera di fumo. «Senza perdere tempo abbiamo preso i trolley e guadagnato la rotonda principale dell’ingresso, anche se il caos regnava dappertutto. L’unico mio pensiero – racconta la turista mantovana – era portare le mie figlie lontano dall’aeroporto, al riparo dalle fiamme, preoccupata del fatto che avrebbero potuto propagarsi anche all’esterno, dove erano parcheggiate tutte le auto. Una scena terrificante, quasi surreale». Quelli al primo piano hanno aperto le porte di sicurezza e sono fuggiti sulla pista, rimanendovi per circa un’ora e mezza con i bagagli ad attendere istruzioni che tardavano ad arrivare mentre, nel frattempo, i vigili del fuoco lavoravano per spegnere le fiamme. «Un’esperienza che mai avrei pensato di vivere. È stato scioccante», aggiunge. «Ma l’aspetto più angosciante è stata l’approssimazione con la quale è stata gestita l’emergenza: nessuna comunicazione ufficiale da parte dell’aeroporto per informarci dell’incendio, non una voce in fono diffusione che ci indicasse come comportarsi e, cosa più grave, il sistema di spegnimento dell’acqua che non ha funzionato». Insomma, nessun coordinamento nel governare quella che è stata vicinissima a trasformarsi in una trappola mortale. «Mi duole dirlo, ma noi passeggeri ci siamo dovuti arrangiare, tra gente che urlava, piangeva e chiedeva aiuto. Solo all’alba siamo stati raggiunti dai volontari della Protezione civile». Le tre donne sono state visitate dallo pneumologo, il quale ha riscontrato in ciascuna sintomi di inalazione da fumo. La società di gestione dell’aeroporto di Catania ha comunicato che il Terminal A resterà al momento chiuso per le operazioni di bonifica. Frattanto una cinquantina di turisti minacciano una class action, mentre dall’altro giorno è attiva una commissione d’inchiesta Enac (che con Sac gestisce lo scalo) per fare luce sulle cause dell’incendio.