MANTOVA Due ragazzi cresciuti in un unico grande contesto familiare e un rapporto, il loro, confluito poco a poco dall’amicizia alla relazione sentimentale. Nulla di strano se non fosse per la loro età e i divieti imposti in questo caso di specie dalla legge: lui, all’epoca infatti neo maggiorenne; lei, ancora 13enne. Un divario di soli cinque anni ma bastevoli per far scattare d’ufficio la denuncia circa l’ipotesi di violenza sessuale su minore nei confronti del fidanzato. Una vicenda, quella approdata in sede di udienza preliminare, del tutto singolare, confacente quasi più alla casistica accademica del diritto penale che alla mera realtà, e che vede sul banco degli imputati oltre al ragazzo, oggi non ancora ventenne, anche la madre della sua ancora attuale compagna, finita a sua volta a indagata circa l’ipotesi di omessa vigilanza sulla figlia “per non averne impedito la relazione”. Nello specifico i fatti risalgono al 2021 quando i ragazzi, durante una vacanza assieme ai rispettivi congiunti – il fratello di lui è sposato con la sorella di lei – avevano deciso di mettersi insieme; a fare il primo passo, a dispetto di quanto ipotizzabile, sarebbe stata la minorenne a fronte altresì di un “maggiore spiccato grado di maturità rispetto al fidanzato”. Da lì in breve, senza subire nessuna coartazione, lei rimane incinta e nove mesi dopo partorisce una bambina. Nessuno indietreggia rispetto alle proprie responsabilità genitoriali e, con l’avvallo delle famiglie, decidono di andare a convivere a casa dei genitori di lui. Il problema sorge però quando, a stretto giro, i servizi sociali decidono di approfondire la questione e così, stante l’età della neo mamma ancora infra 14enne, scatta come da prassi la denuncia d’ufficio per atti sessuali con minorenne a carico del giovane papà. Un salto temporale di solo otto mesi e, codice penale alla mano, il problema non si sarebbe posto in quanto, compiuti i 14 anni, nessun reato si sarebbe configurato. Per quanto concerne invece lo sviluppo processuale ieri, innanzi al gup Arianna Busato, si sono ritrovati i due accusati, (il ragazzo con gli avvocati Giovanni Gasparini e Giulio Schirolli Mozzini e sua suocera), la presunta vittima (con l’avvocato Aldo Pisani) nonché il suo curatore speciale essendo la madre impossibilitata a ricoprire tale ruolo in quanto anch’essa parte in causa. All’esito delle questioni preliminari il giudizio è stato quindi aggiornato al 21 novembre quando l’imputato verrà giudicato con rito abbreviato, mentre la mamma della ragazza dovrà decidere se andare a dibattimento
Lorenzo Neri