Stalking via social, assoluzione per Lorena Buzzago e l’amico

MANTOVA -Assolti perché il fatto non sussiste. Questo il verdetto di primo grado emesso ieri dal giudice Gilberto Casari nei confronti di Lorena Buzzago e Giuseppe Semeghini, finiti a processo lo scorso autunno per violazione interposta del divieto cautelare di comunicazione con la persona offesa, ex articolo 387 bis del codice penale.
Stando all’iniziale quadro accusatorio infatti, sia l’ex maestra comunale – già condannata in via definitiva a due anni per atti persecutori perpetrati ai danni del sindaco di Mantova Mattia Palazzi e del consigliere comunale Pierluigi Baschieri e quindi finita nell’occhio del ciclone per la divulgazione clandestina del libro scandalo “50 e più… sfumature di giallo” -, che il 53enne di Pegognaga, avrebbero ripetutamente posto in essere in concorso tra loro condotte criminose atte a violare obblighi e divieti derivanti dai provvedimenti cautelari disposti a suo tempo dall’autorità giudiziaria a carico della Buzzago, ovvero il divieto di avvicinamento e di comunicazione con qualsiasi mezzo, quindi anche informatico tramite social network, nei confronti del capogruppo di Forza Italia Baschieri, unica parte civile costituitasi con l’avvocato Cristian Pasolini, dopo l’uscita dal procedimento del primo cittadino virgiliano. Condotte quindi, sempre secondo gli inquirenti, consistite nello specifico, per interposizione dell’altro coinvolto (difeso dall’avvocato Mauro Messori) e tramite utilizzo di comunicazione virtuale, nel reiterare l’attività di stalking posta in danno della medesima parte offesa, a partire dal dicembre 2019 e fino alla primavera del 2020. In sostanza, come poi argomentato dalla pubblica accusa, utilizzando pagine e profili social in uso all’amico, Buzzago avrebbe perseverato nel proprio intento persecutorio e diffamatorio attraverso un contributo “causale” dato dai post pubblicati dal secondo imputato, quest’ultimo chiamato altresì a difendersi in un giudizio parallelo a questo dall’accusa di diffamazione.
Elemento questo che stando alla tesi difensiva dell’ex maestra, rappresentata dall’avvocato Beatrice Lombardo, consterebbe in un esplicito accordo tra le parti, mai dimostrato però a livello probatorio. Nel capo d’imputazione infatti veniva riportato che fu proprio l’amico, il 24 febbraio 2020 (tramite uno dei quattro post pubblicati su Facebook e addotti agli atti), ad annunciare sui propri canali social la conclusione del secondo volume del “libro giallo” con conseguente paventata “minaccia” di imminente distribuzione del manoscritto mentre da par suo Lorena Buzzago, alias Lorena Ferrari, aveva confermato sul proprio profilo personale l’intenzione di portare a termine l’ulteriore “fatica letteraria”. In requisitoria il pubblico ministero, avallando l’ipotesi del sodalizio tra i due, aveva invece chiesto per entrambi una condanna ad 8 mesi di reclusione.