MANTOVA – Molti problemi potrebbero essere in dirittura d’arrivo per essere risolti, ma molti altri attendono da generazioni un segnale di svolta, senza dire di quelli che si sono venuti a creare negli ultimi anni. Raccogliendo le rimostranze dei molti residenti, l’ex consigliere comunale Maurizio Vasori, che svolge attività sociale e no profit fra Cittadella e Colle Aperto stila un elenco di criticità che fanno della periferia nord della città una delle aree più bisognose di interventi.
L’elenco è lunghissimo, e va dai nodi infrastrutturali della ferrovia e delle strade alla difficile raggiungibilità delle case in ragione dei passaggi a livello. Oppure, dall’inquinamento acustico a quello estetico per una impressionante quantità di “magoni”. Per non parlare dei problemi insorti a causa dell’alta concentrazione di cittadini stranieri, o “nuovi italiani” che dir si voglia, ma che specialmente in ambito scolastico stanno producendo situazioni anomale.
Vero è che il Comune ha avviato un dialogo con Rfi per dare soluzione almeno al passaggio a livello di Gambarara; uno studio di fattibilità è già stato presentato; nondimeno rimane aperto il vulnus delle sbarre che si abbassano 40 volte al giorno in via Giovanni Bono, tagliando la strada ai residenti di una trentina fra villette e condomini, per non dire dei 10mila soci della Canottieri.
Al secolare problema del traffico su rotaia (peraltro “fracassone”) si è venuto a sommare quello non meno inquinante del traffico su gomma della tangenziale nord e di via Poggio Reale, dove 35mila mezzi transitano quotidianamente: «L’aria qui è irrespirabile e, se si misurassero le quantità di polveri sottili, lo strumento andrebbe in tilt – commenta Vasori –. Gli appartamenti che insistono su quelle strade si stanno svuotando, nessuno vuole morire asfissiato». Senza contare poi il problema dei “magoni”, due a Ponte Rosso, uno sul rondò di cittadella, e uno (in via di trasformazione in centro sociale) a Colle Aperto.
E i servizi? «A Cittadella, Gambarara, Ponte Rosso e Colle Aperto non c’è un bancomat, neppure un’edicola. C’è un microscopico ufficio postale servito da una sola impiegata. L’ex supermercato Simply aspetta ancora una soluzione», aggiunge l’ex consigliere comunale.
E dulcis (si fa per dire) in fundo, i problemi sociali. «In questi quartieri c’è una abbondanza di case dell’Aler, e questo fa sì che tra i residenti ci sia una presenza elevata di “nuovi italiani”. Dalle iscrizioni alle scuole viene constatato che la percentuale di bambini provenienti dall’estero è tra le più alte del capoluogo. Di conseguenza emerge una serie di problemi che vanno dalla povertà alla necessità di alfabetizzazione, dalla convivenza all’assistenza sanitaria. In questo quadro – conclude Vasori – mancano strutture e spazi per l’inserimento dei nuovi arrivati».