MANTOVA In più di qualcuno aveva storto il naso, circa un anno fa, quando si era diffusa la notizia dell’apertura di un Centro culturale islamico in Valletta Valsecchi, precisamente in via Ariosto. A distanza di mesi quegli stessi residenti si dichiarano fortemente contrariati per la piega che avrebbe preso la vicenda. Non ne fanno, ovviamente, una questione religiosa, ma di rispetto delle elementari regole della convivenza civile, in primis del baccano che in taluni casi andrebbe avanti fino ad orari in cui il buonsenso lo sconsiglierebbe. Nondimeno per le biciclette e i motorini che vengono posteggiate sul marciapiede che costeggia il centro culturale e, ancora, per i rifiuti rinvenuti nelle aiuole o sopra le grate che dividono i portici dalle auto. Quegli stessi portici un tempo a vocazione commerciale e oggi con vetrate coperte da carta di vecchi giornali. Insomma, stando a quanto denunciato al nostro giornale da alcuni residenti, la tranquillità sembra già un lontano ricordo. «E’ tre anni che vivo lì e se avessi saputo che sarebbe sorto un centro di quel tipo avrei cercato casa altrove», lamenta una giovane coppia. «Nessuna discriminazione, perché ognuno è libero di pensarla come vuole, ma allo stesso modo abbiamo il diritto di vivere in tranquillità in un posto decoroso». Altri residenti resistono mordendosi la lingua. Della vicenda si sta interessando il capogruppo di Fratelli d’Italia, Luca De Marchi, preoccupato per il rischio che possa crearsi una vera e propria ghettizzazione nella zona. Al tempo stesso il consigliere comunale della destra vuole capire se sussistono i presupposti per una possibile elusione della disciplina autorizzativa sui luoghi di culto. «Se certe situazioni non vengono definite subito con paletti ben precisi si rischia, nei fatti, di aumentare il degrado dal quale da tempo i negozianti sono scappati – osserva De Marchi -. Qui non si discute il diritto a manifestare la propria religione o i propri credo, che sono diritti sacrosanti, bensì di scongiurare il rischio che si vengano a creare delle realtà parallele e non integrate, e che magari contravvengono alle norme igienico-sanitarie stabilite dalle leggi vigenti; per questo è necessario intensificare i controlli. Eppoi – conclude – diciamoci le cose come stanno: certi luoghi andrebbero aperti a debita distanza dai condomini e dai residenti, che spesso si sentono ospiti sgraditi a casa propria».
Matteo Vincenzi