MANTOVA Soltanto due anni fa sarebbe stato possibile vedere assieme sul palco Dente e Guido Catalano, gli interpreti dei prossimi due appuntamenti all’Arena Bike-In di mercoledì e giovedì sera. Con la regia di Lodo Guenzi dello Stato Sociale, i due infatti portarono in giro per l’Italia un fortunato format dal titolo “Contemporaneamente insieme”, arrivando nei teatri e in alcuni dei festival più interessanti della scena artistica contemporanea. Una sorta di “scissione cellulare” lì ha portati a prendere strade differenti, salvo poi incrociarsi, più o meno, sulle sponde dei laghi di Mantova, nella medesima location di Campo Canoa. Di Guido Catalano avremo modo di parlare nei prossimi giorni, adesso è doveroso concentrarsi su Dente, all’anagrafe di Fidenza registrato come Giuseppe Peveri, che mercoledì sera presenterà in chiave acustica i brani del suo ultimo album, e non solo. “Dente”, questo il nome del disco uscito quest’anno, racchiude in sé una maggiore intimità dell’artista, abbinata ad un sentore di identità particolarmente potente, non fosse altro per l’omonimia e per il fatto di averci fisicamente messo la faccia in copertina. Ma, va da sé, tutto ciò si trova anche nelle canzoni dell’album, come “Adieu”, “Cose dell’altro mondo”, “Trasparente”, “La mia vita precedente” e “Non cambio mai”. Insomma, uno scostamento dal passato? Sì e no perché, con questo album, Dente sembra quasi voler tornare alle origini per puntare verso nuovi orizzonti, nuove direzioni. Un’evoluzione che sarà interessante vedere nello show dell’Arena Bike-In, dove tuttavia non mancheranno certamente alcuni dei brani che, da oltre quindici anni, gli hanno permesso di essere considerato da appassionati ed addetti ai lavori come uno dei nomi più interessanti della scena indipendente italiana (molto prima che essere indie equivalesse ad essere mainstream, ndr). Il suo stile da cantautore ha avuto accostamenti di vario tipo, da Tenco a Ivan Graziani, da Rino Gaetano a Bugo (sì, se ve lo state chiedendo, proprio il Bugo di “Le brutte intenzioni, la maleducazione…”), ma appaiono di gran lunga accostamenti azzardati e buoni solo per fare il gioco dei paragoni. La capacità di Dente di avere una scrittura che dà ampio spazio ad alcuni giochi di parole tutt’altro che immediati da comprendere, ma che è davvero uno spasso ascoltare una volta scovati, si abbina più che egregiamente ad un pop d’autore che non ha bisogno di essere sparato a massimo volume per arrivare là dove deve arrivare; potendo ascoltare Dente in versione acustica, sarà possibile ritrovarsi in questa considerazione. E, sicuramente, sarà anche più piacevole apprezzarne la maturazione artistica, l’evoluzione e le nuove rotte pronte per essere intraprese. Federico Bonati