MANTOVA Un personaggio singolare, che porta una gabbia. Forse la sua. Scompare sotto una struttura rigida, che diventa una sorta di abito settecentesco, per riapparire con un lungo becco: si apre così lo spettacolo della compagnia Il cappello rosso, presso la loggia di Davide, a Palazzo Te, che ha portato in scena la pièce En cage, parte del progetto Mestiere sentimentale, che mira a tramutare in spettacolare poesia le emozioni, personificate da animali. In questo caso un uccello. Che cerca la sua libertà, nella rappresentazione scenica una marionetta, usuale mezzo di linguaggio utilizzato dalla compagnia. L’ essere misterioso si nasconde di nuovo agli occhi del pubblico, per tornare questa volta con la testa
ingabbiata in una pesante parrucca e con un ventaglio di piume. Che forse le servirà per volare via. Un altro strano essere, un’altra visione di sé, le tiene compagnia. Ma questa volta, dopo essersi allontanata, torna verso la sua prigione.
Che sia perché non riusciamo a goderci la libertà anche quando la avremmo a disposizione o perché non ci accorgiamo di possederla già non è dato sapere.
Interessante anche la scelta dell’artista di rappresentare la costrizione attraverso le vesti del Settecento, che limitavano infatti la donna nei movimenti, a causa dell’ampiezza delle gonne e di ingombranti orpelli, rendendola una statuina priva di autonomia, ancorata da acconciature altissime e zeppe infinite. Alla prossima puntata con le emozioni del Cappello rosso. Ilperf