MANTOVA Quasi 25.000 euro: questa la quota cui è fino ad ora giunta la raccolta fondi “La moda racconta” promossa da Fondazione d’Arco, finalizzata al restauro di cento pezzi della storica famiglia, realizzati tra il 1820 e il 1920, per poter rendere visibile al pubblico la collezione, esponendola a rotazione nelle principali sale del palazzo. Al raggiungimento della cifra di 30.000 euro tramite ForFunding Fondazione Cariplo raddoppierà tale somma, permettendo di completare il progetto.
E di rinnovare abiti come quello protagonista del servizio odierno, un tre pezzi in lana del conte Antonio d’Arco della della sartoria Filippo Mattina di Roma, dei primi del 1900, senza dubbio antecedente il 1917, data della morte del nobiluomo, come spiega la referente delle attività culturali del museo Silvia Tosetti. Il completo, con una fitta abbottonatura nella parte inferiore della gamba, prevedeva anche l’utilizzo di ghette abbinate, per meglio proteggere le calzature. Ancora oggi è possibile notare la sopraffina cura dei dettagli, un ornamento con bottoni sul modernissimo collo alla coreana, la fodera interna che riprende il retro del gilet, i punti certosini attorno alle asole, con filo beige, in contrasto con il colore grigio azzurro dell’abito.
La misura della giacca si è già accorciata, anche grazie all’influenza sul costume di personaggi come l’inglese Lord George Brummell, ma non è ancora a foggia smoking, bensì a redingote, derivante dal riding-coat, in origine la parte superiore dell’abito utilizzato in Inghilterra per andare a cavallo. D’altro canto una buona porzione della moda maschile nasce dalla rivisitazione di capi prima utilizzati in ambito di caccia, lavoro o guerra.
In Francia tale giacca diventa redingote, “finanziera” in Italia, arrivando al suo apice di successo nei primi decenni dell’Ottocento. Con il passare del tempo questo indumento è sempre più relegato a occasioni eleganti o cerimonie. Anche se il capo del conte d’Arco, in particolare, è senza dubbio adatto per il tempo libero o eventi non formali. Frangenti che all’epoca richiedevano in ogni caso una accurata eleganza, soprattutto per un gentiluomo del suo rango.
L’iniziativa “La moda racconta” si può supportare con la raccolta fondi on line o prendendo parte a uno dei prossimi eventi in programma: il 5 e 6 febbraio si terrà, infatti, il secondo appuntamento con “Vestiarte”, occasione durante la quale sarà possibile vedere e acquistare prestigiosi pezzi vintage, dalle 15 alle 18, a ingresso libero. Sabato 12 febbraio tornano le visite a tema nel palazzo, con l’apertura del salotto novecentesco di Giovanna d’Arco e show cooking nella sala Luigi d’Arco, con preparazione di offelle tipiche del periodo, sulla base di una ricetta di casa d’Arco e di un’altra depositata in Archivio di Stato, una formula settecentesca della famiglia Cavriani. Per informazioni telefono: 0376 322242, mail: biglietteria@museodarcomantova.it.
Ilaria Perfetti