Riccardo Ronda, musicista casalasco del Trio Kobalt: “Casalmaggiore ha sempre il sapore di casa”

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Casalmggiore Dopo tre settimane a conduzione orientale, con il concerto di chiusura, lo scorso giovedì nella cornice di Palazzo Melzi, l’edizione numero 27 del Casalmaggiore International Festival ha affidato il palcoscenico alla sottile, acuta capacità di dialogare del Trio Kobalt.
Una formazione, questa, assurta in breve tempo a realtà tra le più luminose della scena emergente; non più una promessa ma, ormai, una felice certezza, come dimostra un calendario di impegni sempre più fitto e prestigioso. Abbiamo incontrato Riccardo Ronda, pianista del Trio e, soprattutto, da casalasco di nascita, padrone di casa della serata.
“Per noi, tornare a Casalmaggiore ha sempre il sapore di casa. Gli amici di sempre, un pubblico attento e capace di ascoltare davvero, l’atmosfera del Festival…”
Una serata che si inserisce in un’agenda particolarmente intensa.
“Sì. Con Irenè Fiorito e Lorenzo Guida, rispettivamente violino e violoncello del Kobalt, nei giorni scorsi ci siamo esibiti per la Società dei Concerti di Trieste, al Festival svizzero di Sobrio, in un importante palazzo parigino e all’Auditorium del CRR di Parigi. Ogni esperienza è un tassello che si aggiunge al nostro percorso.”
Per chiudere il sipario del Festival, avete scelto un programma che vede, accostati, due autentici monumenti della letteratura per Trio con pianoforte: l’op 87 in Do maggiore di Johannes Brahms e l’op. 67 di Dmitrij Šostakovic.
“L’occasione è stata determinata anche dai 50 anni dalla morte di Šostakovic, ma ad affascinarci c’è stata, soprattutto, la voglia di porre in dialogo due opere esteriormente ancora debitrici verso l’impianto classico ma intimamente contrastanti. Il secondo Trio di Brahms è un’opera di grande levigatezza al cui interno utilizza la straordinaria sapienza costruttiva per instillare un reticolo di frammenti tematici connessi da una profonda tensione speculativa. Il Trio di Šostakovic, pur presentandosi con una struttura altrettanto rassicurante, nel suo procedere si rivela come una partitura magmatica, caotica, in più punti deliberatamente sovversiva”.
Cosa c’è nel futuro immediato del Trio Kobalt?
“Posso già dire che quello che ci aspetta sarà un autunno caldo. Siamo stati scelti come ensemble per accompagnare i semifinalisti del prestigioso Premio Paganini di Genova nella prova di musica da camera. Poi, a novembre, diversi concerti in Italia e in Francia. Inoltre, è in fase di montaggio un atteso CD edito per la DaVinci Classics con i due Trii di Rachmaninov.”
Ma è il 2026, l’anno a cui i tre giovani interpreti guardano con maggiore entusiasmo.
“Anche non posso svelare i dettagli, posso già dire che saremo inseriti in diversi cartelloni di importanti città italiane. E, da ultimo, ad attenderci sarà una lunga tournée in un Paese lontano.”
Talento, disciplina ferrea, certo. Ma anche un tocco di sana scaramanzia non guasta. Per il momento, gustiamoceli qui, con l’ulteriore privilegio dell’ingresso gratuito.