Il terremoto scuote anche la provincia mantovana

MANTOVA – Bisesto e funesto. Il 2020 verrà ricordato come l’anno horribilis, principalmente per la pandemia venuta da Oriente che sconvolto le vite di tutti e in secondo luogo per una serie di avvenimenti, spesso correlati all’esplosione del Covid, che sono riusciti a minare gli equilibri intimi e personali anche di chi in tutti questi mesi è riuscito a mantenere la “barra dritta”. «Cosa può succedere ancora quest’anno?», era la frase ricorrente che si sentiva ripetere un po’ dappertutto, più che altro per esorcizzare nuovi presagi nefasti. La risposta, purtroppo, è arrivata ieri: il terremoto. Dopo la violenta scossa avvenuta in Croazia nel primo pomeriggio, la terra ha cominciato a tremare anche in Italia, in provincia di Verona, precisamente a Salizzole (epicentro a circa tre chilometri a ovest del centro abitato), paese situato a 12 chilometri dalla nostra provincia. Tre potenti scosse ravvicinate, in meno di due ore, sono state registrate dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. La prima, di magnitudo 3.4, è stata registrata alle 14:02; la seconda, di 2.8, alle 14:44; la terza, salita a 4.4, alle 15:36. Le pareti hanno tremato anche nel Mantovano, in particolare nella cinta della sinistra Mincio, quindi nei Comuni di Villimpenta, Castel d’Ario, Castelbelforte e Roncoferraro, ma anche nella Bassa. Ma i boati sono stati avvertiti anche in Lombardia fino a Milano e in Trentino. Diverse le chiamate alla sala operativa dei Vigili del Fuoco, ma nessuna segnalazione di danni. Le telefonate si sono moltiplicate in particolare dopo la terza scossa, più forte delle altre. Si è trattato comunque di richieste di informazioni, e non di segnalazioni di danni a persone o cose. All’altezza del nodo ferroviario di Verona, il traffico dei treni è sospeso in via precauzionale da Rete Ferroviaria Italiana. Che si creda o no al detto popolare sugli anni bisestili, il 2020 rimarrà nella memoria come la tappa della storia che ha spaccato l’era contemporanea in un “prima” e un “dopo”.

Matteo Vincenzi