MOGLIA – L’attenzione che viene data ai parenti ammalati e ricoverati in ospedale i questo periodo di Covid è venuta a mancare. I pazienti muoiono senza un momento d’addio da parte dei loro cari e quest’ultimi rimangano soli nel loro dolore. Consola poter riavere un effetto appartenuto al proprio caro, un ricordo che lo fa rivivere nel cuore, come ad esempio una fede nuziale. Purtroppo, però, può accadere che quello che è appartenuto al parente deceduto in ospedale non venga più restituito. Com’è accaduto al nonno del mogliese Mario Sala, Angelo Ferraro morto a 101 anni dopo tre mesi di ricoveri tra una struttura ospedaliera e l’altra.
Sala ha voluto raccontare quello che è accaduto alla sua famiglia dopo che un’altra donna, l’89enne suzzarese Lucia Pinotti , ha denunciato qualche giorno fa, attraverso la trasmissione di Mediaset “PomeriggioCique”, di essere stata derubata dei propri gioielli in all’ospedale.
«Mio nonno Angelo è entrato nel pronto soccorso dell’ospedale di Suzzara la mattina del 6 aprile 2020, nel pieno della prima ondata da coronavirus con una polmonite bilaterale e malgrado diversi tamponi negativi, è stato ricoverato nel reparto covid. Non lo abbiamo visto per 3 mesi e non siamo mai praticamente riusciti a comunicare con lui visto che era quasi sordo e cieco – racconta Mario Sala – Trasferito poi all’ospedale civile di Gonzaga, in estate abbiamo potuto finalmente abbracciarlo per l’ultima volta, se n’è andato ad gosto a 101 anni. Quando la struttura ospedaliera ci ha consegnato gli effetti personali mancava la fede nuziale. Riguardando le foto e i video che il personale sanitario ci ha inviato in quel periodo ci siamo accorti che l’anello che portava al dito non c’era più già dopo i primi giorni dal suo ingresso al Montecchi di Suzzara. Dopo aver ascoltato le parole di denuncia fatte dalla signora Lucia mi viene da pensare che potrebbero non essere casi isolati. Voglio comunque essere chiaro nel dire che ho raccontato questo episodio, che per me e la mia famiglia è sicuramente secondario rispetto alla scomparsa di mio nonno, per una questione di dignità sia affettiva che morale nei confronti delle persone anziane che devono affrontare questo calvario da sole. Siamo ben consci del lavoro che sia medici che infermieri e operatori sanitari fanno, e per loro c’è il massimo rispetto. Per quanto mi riguarda – conclude Mario Sala – l’unica cosa che direi alla persona che si è approfittata della “debolezza” di mio nonno è che ad Angelo piacevano i ghiaccioli al limone, avrebbe dovuto conoscerlo».
Un cenno alla vita del centenario Angelo Ferrari va fatto visto la sua esistenza avventurosa.
Angelo era l’ultimo sopravvissuto di una delle tragedie del mare accaduta accaduta nella Seconda Guerra Mondiale e cioè l’affondamento del Laconia da parete di un U-Boot tedesco.
Sul mercantile armato britannico c’erano anche parecchi soldati italiani fatti prigionieri dagli stessi inglesi e tra loro, come detto, c’era anche l’allora giovane Angelo Ferraro.